Animal Crossing, storia ed evoluzione della serie Nintendo

Chi ha vissuto sulla propria pelle l’era del GameCube ricorderà molto bene lo slogan “Nintendo Difference”. Era presente più o meno ovunque negli anni in cui infuriava la “guerra” con Xbox e PlayStation 2 ed esprimeva un concetto chiaro e semplice: “La grande N offre esperienze uniche e originali”. Guardando alla libreria del cubetto, è facile rendersi conto che non si trattava di una bugia. Giochi come Pikmin, Metroid Prime, Eternal Darkness e Super Mario Sunshine erano ricchi di idee originali, che nessuna esclusiva della concorrenza aveva ancora esplorato. Sotto vari punti di vista, il titolo che esprimeva al meglio il concetto di “Nintendo Difference” era Animal Crossing.

Che cos’è Animal Crossing?

Pur inserendosi nel filone dei “simulatori di vita”, Animal Crossing aveva ben poco in comune con i titoli della serie The Sims. Il gioco si allontanava dalla ricerca ossessiva del realismo per portare i giocatori in un mondo bucolico e popolato da simpatici animaletti antropomorfi. L’atmosfera era rilassata, anche grazie all’assenza di obiettivi da portare a termine in tempi brevi. Animal Crossing incoraggiava un approccio tranquillo alla vita nel villaggio e invitava i giocatori a preferire brevi sessioni quotidiane a lunghe “maratone”.

Per raggiungere quest’obiettivo sfruttava in modo intelligente l’orologio interno del GameCube, che era sincronizzato con quello del gioco. Per fare un esempio, se nel mondo reale era sera, anche nel gioco era possibile alzare gli occhi al cielo per guardare le stelle. Questa idea originale aveva permesso agli sviluppatori di giocare molto con le ore del giorno e il calendario, inserendo eventi specifici in determinate date o fasce orarie.

Cosa si fa in Animal Crossing?

Ma, di preciso, cosa dovevano fare i giocatori in Animal Crossing? Le attività presenti nel gioco erano molteplici. Si poteva pescare o dare la caccia agli insetti per completare il museo, per esempio. Oppure vendere frutta o oggetti non più utili per guadagnare del denaro (chiamato Stelline), con il quale pagare il mutuo della casa. Anche solo parlare con gli altri abitanti del villaggio e scoprire le loro diverse personalità era divertente, a modo suo. Come si può immaginare, non si trattava certo di un gioco adatto agli amanti dell’azione frenetica. Era un’esperienza “zen” e rilassante, capace di ammaliare proprio per la sua lontananza da tutto il resto del panorama videoludico. Un progetto simile poteva rivelarsi un flop, ma il tempo ha dato ampiamente ragione all’intuizione di Nintendo.

Per correttezza storica, è giusto ricordare che, pur avendo raggiunto la notorietà internazionale su GameCube, Animal Crossing fece il suo debutto su Nintendo 64 (solo in Giappone).

Il mondo selvaggio

Dopo il grande successo riscosso sulla console a 128 bit, era inevitabile che il simulatore di vita sarebbe sbarcato anche sui due schermi del Nintendo DS. Il debutto della serie su una console portatile risale al 2005, con [sponsor-link id=”192″]. Il gioco sfruttava appieno tutte le innovazioni presenti sul DS, dal touch screen ai due schermi, senza dimenticare la connettività Wi-Fi. L’uso del pennino permetteva di gestire l’inventario in piena comodità e di creare i propri design per i vestiti. L’uso del Wi-Fi rendeva possibile visitare i villaggi degli amici o accoglierli nel proprio. Non c’erano molte attività da svolgere in multiplayer, ma ci si poteva comunque divertire scambiando gli oggetti o chattando.

La bellezza della città

Nel 2008 arrivò su Nintendo Wii [sponsor-link id=”193″] (noto negli Stati Uniti come Animal Crossing: City Folk). Il gioco ereditava tutte le caratteristiche dei precedenti capitoli della serie e sfruttava le caratteristiche del WiiMote per offrire un approccio diverso all’uso degli oggetti e alla navigazione dell’inventario. La vera novità era la possibilità di prendere un bus per raggiungere una città piena di negozi, tra cui una parrucchiera e un teatro. Grazie al microfono di Wii Speak, Let’s Go to the City diventò il primo gioco della serie a implementare la chat vocale. Nonostante questi piccoli passi avanti, il gioco venne ritenuto dalla critica troppo simile ai suoi predecessori e privo di innovazioni sostanziose.

Nei panni del sindaco

Le novità grosse, destinate a cambiare per sempre la serie, arrivarono nel 2013 con [sponsor-link id=”194″] (disponibile per 3DS). Rendendo l’avatar del giocatore il sindaco del villaggio (a causa di un simpatico disguido), il titolo introduceva tantissime possibilità di personalizzazione. Tramite le opere pubbliche era possibile abbellire il piccolo borgo con ponti, campane, mulini, spaventapasseri e molto altro ancora. Le ordinanze, invece, permettevano di modificare un po’ gli orari di apertura e chiusura dei negozi, rendere i fiori “immortali” e aumentare le Stelline guadagnate riciclando gli oggetti. New Leaf, inoltre, ampliava anche la personalizzazione della casa, introduceva la possibilità di nuotare nell’oceano e rendeva possibile raggiungere un’isola tropicale in cui è sempre estate (stagione ideale per pescare squali e acchiappare insetti rari).

Gli spin off di Animal Crossing

Su 3DS uscì anche lo spin off “[sponsor-link id=”195″]”, incentrato sulla decorazione delle case degli abitanti. Su Wii U, invece, sbarcò “[sponsor-link id=”196″]”, un party game che venne accolto tiepidamente dalla stampa e dagli appassionati. Il gioco mobile “Animal Crossing: Pocket Camp”, invece, fu più fortunato, diventando nel gioco di pochi anni una delle app più redditizie di Nintendo.

Il pacchetto isola deserta

Dopo questi esperimenti, nel 2020 è arrivato su Nintendo Switch l’ultimo capitolo della serie: “[sponsor-link id=”197″]”. Il gioco abbandona la classica ambientazione del villaggio e porta i giocatori su un’isola deserta, da personalizzare a proprio piacimento. Non solo è possibile decidere dove sorge la casa di ogni abitante, ma anche decorare ogni centimetro libero di spazio con oggetti, fiori, staccionate ecc. Inoltre, è anche presente una modalità che consente di terraformare l’isola a proprio piacimento, creando nuove alture o corsi d’acqua, sostituendo il terreno non asfaltato con l’acciottolato e molto altro ancora. Un’altra novità importante è il crafting: raccogliendo materiali come rocce, legnetti ed erbacce, i giocatori possono dare vita a mobili, utensili, decorazioni da parete ecc.

Le novità del nuovo aggiornamento e del DLC “Happy Home Paradise”

Oggi, venerdì 5 novembre, Animal Crossing: New Horizons si arricchisce con un aggiornamento gratuito alla versione 2.0 e con il DLC a pagamento “Happy Home Paradise”. Le novità sono moltissime, dal ritorno del barista Bartolo e del suo locale (“La Piccionaia”) alla possibilità di coltivare ortaggi sull’isola, senza dimenticare i giri in barca con Remo, i Giroidi, la possibilità di cucinare e la progettazione di nuove case.

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