Ugo Conti: l’Oscar con Mediterraneo, l’incontro con Troisi e l’amicizia con Abatantuono (ESCLUSIVA)

Abbiamo avuto il piacere e l’onore di intervistare in esclusiva l’attore milanese classe 1955 Ugo Conti che ci ha raccontato diverse cose interessanti tra l’Oscar con Mediterraneo, un incontro con Troisi e l’amicizia con Abatantuono.

Ringraziato gentilmente l’UnderGround Studio Management di Debora Scalzo che ci ha reso possibile parlare con un attore che è un vero monumento del cinema italiano.

Ugo Conti
Ugo Conti, intervista esclusiva (Newsby.it)

Il debutto arriva nel 1982 in Eccezzziunale… veramente di Carlo Vanzina. Cosa ti lasciò quell’esperienza e avresti mai immaginato di fare una carriera così in quel momento?
È stata una cosa molto importante per me e inaspettata. Non facevo questo lavoro, frequentavo il Derby Club a Milano dove avevano lavorato tutti i più grandi da Boldi ad Abatantuono, Teocoli, Janacci. Io sono molto amico di Diego dall’infanzia e frequentavo quel locale di suo zio dove lavorava la mamma. Ho conosciuto così tutti i personaggi famosi dell’epoca, attori e cabarettisti, da Beppe Viola a tanti altri. È nata la proposta a Diego di Eccezionale, un film che doveva fare Francesco Salvi che cantava e all’epoca era molto famoso. Non ricordo perché non aveva potuto e hanno preso me. Fu l’esordio del cinema con Diego e i fratelli Vanzina. Fu una bellissima esperienza che ricordo molto volentieri quando sento Enrico, purtroppo Carlo non c’è più, ricordiamo quei momenti.

La svolta arriva sei anni dopo con Marrakech Express di Gabriele Salvatores, poi hai lavorato diverse volte con lui. Che rapporto avete? Vi sentite ancora oggi? E quanto gli devi della tua carriera? Un tuo ricordo di Mediterraneo e dell’Oscar che avete ricevuto nel 1992 a Los Angeles.
Facevo il commerciante, nacque questa casa di produzione con Diego e Maurizio Totti, vollero che entrassi a fare parte del gruppo ma per lavorare in produzione, magari fare l’aiuto regista per imparare a fare qualcosa. Le mie velleità sono state però sempre un po’ artistiche. Così ho imparato a fare molto e lo consiglio ai giovani, nel cinema e nel teatro non ci sono solo gli attori ma dalla produzione, il truccatore, lo scenografo, il costumista, cento lavori che possono dare soddisfazioni. Questo rapporto con Gabriele è stato meraviglioso. Mi ha dato l’opportunità di conoscere il mondo, andando in giro per lavoro, non c’è cosa più bella visto che ti pagano anche. Aiutavo in produzione, facevo i camera car con Italo Petriccione che era direttore della fotografia, non c’erano le macchine senza sobbalzi per la camera car, ma era su un furgone la macchina da presa e dietro la macchina di scena agganciata, si doveva avere un piedino leggero come ho io. Portavo le macchine da prese sul set ed è meraviglioso. Poi con Mediterraneo Gabriele mi ha guardato e mi ha detto che dovevo fare un attore e c’era un ruolo importante. Gli dissi che era scemo e ogni tanto di nascosto durante Mediterraneo prendevo il gommone e bloccavo le barche che entravano, continuando il mio divertimento. Il film ha raggiunto quel risultato straordinario dell’Oscar nel 1992. Eravamo in Messico a girare Puerto Escondito e la serata degli Oscar era il 30 marzo il giorno del mio compleanno e di Petriccione che ha diretto tutti i film di Gabriele per la fotografia, allora ci siamo detti che saremmo andati anche noi a Los Angeles. Fu un ricordo straordinario, eravamo in albergo, non in sala, quando è spuntato Stallone che ha detto miglior film straniero Mediterraneo ci siamo abbracciati e siamo andati a una festa dove c’era un sacco di gente tra cui anche Massimo Troisi di cui ho un ricordo meraviglioso. Questo mi porto nel cuore da tempo, persona strepitosa oltre che brava. Quando la gente manca e non lo merita ci rimango molto male. Poi siamo tornati in Messico a finire il film. Non ci siamo mai resi conto di cosa avevamo raggiunto, ma l’abbiamo capito una volta che siamo tornati in Italia. Mi dicevano che avevo vinto l’Oscar e non dovevo comportarmi normalmente, ma che dovevo fare un salto mortale?

Nel 1988 reciti con un giovanissimo Marco Tullio Giordana in Appuntamento a Liverpool, il film è stato un po’ sottovalutato e non se ne parla troppo. Come mai secondo te?
Ho avuto la fortuna di lavorare con lui, lì ho raggiunto una grande soddisfazione per un film di attualità sulla strage dell’Heysel della finale Juventus Liverpool. Io ero amico del papà di una ragazza che muore durante gli scontri a Bruxelles, questa ragazza è Isabella Ferrari di cui ho un ricordo molto bello. Avevo intuito che il regista aveva del talento. Lo ha dimostrato nella sua carriera. Sono fiero di aver lavorato con lui.

Cosa stai progettando per il futuro?
C’è stata la pandemia, ho avuto un incidente fisico, ma siamo qui. Le sale non sono piene per via di Netflix e i contenuti streaming la situazione è cambiata. Aspetto e vediamo cosa succederà. Mi alleno a fare il pensionato, che è bellissimo. Ogni tanto vado in tv a parlare di calcio e dire qualche cazzata, quando parli di calcio hai sempre torto o ragione e si dicono cazzate.

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