Terra vicina a un punto di non ritorno: la preoccupazione del G20

Tre quarti delle persone che vivono nelle nazioni più ricche al mondo sono convinte che l’umanità stia spingendo il Pianeta Terra verso un punto di non ritorno. Occorre agire subito e rivedere le priorità anche a scapito del profitto economico. A condurre il sondaggio su scala globale è Ia società di ricerche di mercato Ipsos Mori per la Global Commons Alliance.

Il 58% è preoccupato per le sorti del Pianeta e sostiene un’azione urgente

Circa il 58% degli intervistati è molto preoccupato o estremamente preoccupato per le sorti del Pianeta. Quattro intervistati su cinque hanno affermato di essere disposti a farsi avanti e fare di più per custodire le risorse ambientali.

Secondo Owen Gaffney, autore principale dello studio, i risultati evidenziano una forte presa di coscienza delle persone rispetto alla crisi ambientale, tanto da incoraggiare un’azione urgente e decisiva, a scapito di altri fattori.

Le persone sanno che stiamo correndo rischi colossali, vogliono fare di più e vogliono che i loro governi facciano di più“, ha sottolineato Gaffney. Che aggiunge: “I risultati dovrebbero fornire ai leader del G20 la sicurezza di muoversi più velocemente per attuare politiche più ambiziose per proteggere e rigenerare i nostri beni comuni globali“.

I paesi meno ricchi sono più consapevoli dei rischi ambientali

Questa istantanea dell’opinione pubblica è stata scattata tra aprile e maggio, prima che le ondate di caldo record, roghi devastanti e inondazioni mettessero in ginocchio l’emisfero settentrionale. Tra le nazioni del G20, il 73% delle persone ha affermato che l’attività umana sta spingendo la Terra verso un punto di non ritorno.

La consapevolezza di questi rischi è nettamente maggiore nei paesi meno ricchi, come Indonesia (86%), Turchia (85%), Brasile (83%), Messico (78%) e Sud Africa (76%). Mentre si abbassa nei paesi più ricchi, come Stati Uniti (60%), Giappone (63%), Gran Bretagna (65%) e Australia (66%). Nel complesso, più della metà (59%) degli intervistati ritiene che la natura sia già troppo danneggiata per continuare a soddisfare i bisogni dell’uomo a lungo termine.

Piantare nuovi alberi non è più sufficiente

La gente inizia a percepire che “la natura sta rispondendo“, ha commentato l’ambientalista keniota Elizabeth Wathuti. “Le persone al potere sembrano ritenere che sia giusto distruggere ecosistemi naturali per edifici, strade, o petrolio, a patto che poi piantino nuovi alberi“. Ma questo approccio non funziona e “i risultati di questo rapporto mostrano che molte persone non supportano più tale idiozia economica“.

L’indagine Global Commons arriva in vista di una serie di incontri internazionali sullo stato di salute del Pianeta: il vertice sul clima Cop26, che si terrà a Glasgow, la conferenza sulla biodiversità Cop10 a Kunming, in Cina, e lo Stockholm+50.

Il 50% della popolazione indiana mette al primo posto l’economia

Come è sempre accaduto, è probabile che gli interventi a favore del Pianeta si scontrino con la resistenza di interessi economici e politici dei governi. D’altra parte, il sondaggio evidenzia una maggior consapevolezza dei cittadini rispetto all’importanza di un’azione urgente e decisiva.

Più di quattro quinti (83%) degli intervistati delle nazioni del G20 vuole fare di più per proteggere e ripristinare la natura. Mentre più di due terzi (69%) ritiene che i benefici dell’azione per proteggere i beni comuni globali siano superiori ai costi.

Complessivamente, il 74% delle persone ha convenuto che i paesi dovrebbero andare oltre il profitto e concentrarsi maggiormente sulla salute e il benessere degli esseri umani e della natura. Solo in India, il 50% della popolazione sostiene l’importanza di mettere l’economia al primo posto.

La pandemia? Un’occasione per l’ambiente da cogliere

Il 75% degli intervistati è concorde sul fatto che la pandemia ha dimostrato quanto rapidamente possa cambiare il comportamento umano. Mentre il 71% pensa che la ripresa dalla pandemia possa offrire un’opportunità unica per rendere le società più resilienti. Non solo in termini economici, ma specialmente sui temi di salute, benessere e ambiente. Pare insomma che il Covid-19 abbia aperto una porta al cambiamento e che le persone siano davvero disposte a sostenere, molto più che in passato, azioni decisive a favore dell’ambiente. “Questo sondaggio mostra chiaramente che le persone in tutto il G20 vogliono fare la loro parte nella protezione e nel ripristino dei beni comuni globali in futuro“, ha concluso Bridget Williams, direttrice della ricerca presso Ipsos Mori.

Impostazioni privacy