Transizione energetica, le materie prime necessari sono a rischio

L’Agenzia internazionale per l’energia teme “tensioni” sull’approvvigionamento globale di minerali e metalli necessari alla transizione energetica

L’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE) teme tensioni sull’approvvigionamento globale di minerali e metalli critici essenziali per la transizione energetica e incoraggia l’aumento degli investimenti per riuscire a limitare il riscaldamento climatico a 1,5 gradi entro la fine del secolo.

“Il calo dei prezzi dei minerali critici” come rame, litio o nichel utilizzati per condurre elettricità o nelle batterie dei veicoli elettrici, nelle turbine eoliche e nei pannelli solari “nasconde il rischio di future tensioni sull’approvvigionamento”, è l’allarme lanciato dall’agenzia dell’Ocse nel suo secondo rapporto annuale sui metalli pubblicato oggi.

Transizione energetica: i minerali critici e altre materie prime sono a rischio

L’Agenzia stima 800 miliardi di dollari come importo totale degli investimenti minerari necessari nel mondo entro il 2040 affinché il pianeta rispetti l’obiettivo fissato dall’accordo sul clima di Parigi 2015 (COP21) di limitare di 1,5 gradi il riscaldamento delle temperature rispetto al periodo precedente l’era industriale.

 

La transizione ecologica e le materie prime critiche
La transizione energetica e le materie prime critiche – https://www.gruppoiren.it/ – Newsby.it

 

“Non sarei sorpreso di vedere un interesse sempre maggiore per l’estrazione del litio tra le major petrolifere”, ha commentato Tim Gould, capo economista dell’Aie.

L’americana Exxon Mobil, la più grande compagnia petrolifera del mondo, ha già annunciato investimenti in questo settore. Tuttavia, lo sviluppo di queste miniere comporta molti rischi sociali e ambientali per le comunità locali vicine, come hanno avvertito le Ong pochi giorni fa in vista di una riunione dell’Ocse sul tema a Parigi.

La corsa ai minerali critici sta infliggendo “gravi costi” alle popolazioni indigene e alle loro terre tradizionali, spiega Galina Angarova, della tribù Buryat in Siberia, a capo di una coalizione di associazioni che difendono i diritti delle popolazioni indigene.

“Se continuiamo di questo passo corriamo il rischio di distruggere la natura, la biodiversità e i diritti umani” in un’economia a basse emissioni di carbonio che si è allontanata da petrolio, gas e carbone, dice.

“Siamo sulla soglia della prossima rivoluzione industriale… e dobbiamo fare le cose per bene”, aggiunge Angarova. Adam Anthony, dell’Ong Publish what you pay, sottolinea che i minatori si stanno precipitando in Africa senza che il continente benefici del valore aggiunto dell’estrazione di minerali e metalli.

“Quando parliamo di minerali critici, dobbiamo chiederci per chi sono critici”, dice. “Non riceviamo alcun beneficio da questa estrazione”.

La Tanzania, ad esempio, estrae manganese e grafite, ma non produce nessuna delle apparecchiature – auto elettriche o batterie – che li utilizzano.

Che cosa sono le materie prime critiche?

Abbiamo compreso che le materie prime critiche sono fondamentali per la transizione energetica, ma che cosa sono? Le materie prime critiche sono quei materiali di importanza strategica dal punto di vista economico e caratterizzate allo stesso tempo da un alto rischio di interruzione della fornitura.

Per la realizzazione delle turbine eoliche, delle batterie per veicoli elettrici, delle reti elettriche e di altre infrastrutture necessarie per la transizione energetica, oltre ad acciaio, cemento, plastica e alluminio, servono in particolare cinque materie prime critiche: litio, cobalto, nichel, rame e neodimio.

Cosa sono le materie prime critiche? Sono le stesse che vengono utilizzate per le turbine eoliche
Cosa sono le materie prime critiche? Sono le stesse che vengono utilizzate per le turbine eoliche – Wikimedia Commons @Atamari – Newsby.it

Il report Energy Technology Perspectives 2023 della International Energy Agency (IEA) analizza la situazione attuale e le prospettive future, alla luce degli obiettivi fissati dallo Scenario Emissioni Nette Zero entro il 2050.

Per raggiungere entro il 2030 gli obiettivi fissati dallo Scenario Emissioni Nette Zero della IEA, la domanda di ciascuno dei cinque minerali critici aumenterà da 1,5 a 7 volte e per soddisfarla occorrerà una massiccia espansione delle miniere.

Con gli investimenti attualmente previsti, nel 2030 l’attività estrattiva sarà ancora ben al di sotto del fabbisogno. Il divario maggiore, tra domanda e offerta, riguarda il litio; con la crescita delle estrazioni previste, saranno soddisfatti solo i due terzi del fabbisogno stimato per il 2030. Per colmare questa lacuna sarebbero necessari investimenti per circa 360-450 miliardi di dollari nei prossimi tre anni.

Nel 2022 il numero di perforazioni esplorative, per la ricerca di nuove miniere da cui estrarre i minerali critici, è quadruplicato rispetto all’anno precedente, anche se la rapidità con cui i risultati porteranno a un aumento della capacità estrattiva è molto incerta.

L’apertura di una nuova miniera, infatti, in media richiede diciassette anni, tra l’installazione di infrastrutture, le procedure amministrative e la negoziazione con le comunità locali.

La capacità estrattiva di nichel è cresciuta rapidamente nell’ultimo anno, in gran parte grazie all’attenzione del governo indonesiano in questo settore.

L’Indonesia ha circa un quinto delle riserve globali di nichel e sta attirando investimenti internazionali sia da società minerarie sia da produttori di batterie come LG.

L’Indonesia potrebbe essere in grado di aumentare rapidamente la produzione, perché le procedure burocratiche per ottenere le autorizzazioni sono state velocizzate. Ciò ha permesso già di raddoppiare le estrazioni di nichel tra il 2020 e il 2022 e suggerisce che il divario tra domanda e offerta di nichel possa essere colmato entro il 2030.

La produzione di minerali critici è altamente concentrata geograficamente, sollevando preoccupazioni sulla sicurezza degli approvvigionamenti. La Repubblica Democratica del Congo fornisce oggi il 70% di cobalto; la Cina il 60% di elementi di terre rare (REE); e l’Indonesia il 40% di nichel. L’Australia rappresenta il 55% dell’estrazione del litio e il Cile il 25%.

Gli investimenti previsti nell’estrazione di minerali critici indicano un modesto miglioramento complessivo della diversificazione geografica della produzione nei prossimi anni, ma varia a seconda del minerale.

La produzione di nichel è destinata a restare saldamente in mani indonesiane, infatti, non appena completati i progetti in corso, il Paese continuerà a contribuire quasi alla metà della produzione mondiale di nichel.

Nel caso dell’estrazione del litio, soprattutto grazie all’avvio dell’attività mineraria in Canada, l’offerta nel 2030 sarà solo un po’ più diversificata di quanto non sia ora, infatti, l’Australia e il Cile rappresenteranno ancora circa il 70% della produzione mondiale.

Gli investimenti in corso nell’estrazione del cobalto non dovrebbero influenzare in modo significativo la distribuzione geografica, con la Repubblica Democratica del Congo che rimane di gran lunga il produttore dominante.

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