Tumore al seno, nasce il progetto Onco Hair: “Ho evitato un trauma”

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Nel 2020 il carcinoma alla mammella è stato il tumore più diagnosticato in Italia. La chemioterapia è una delle terapie più importanti per contrastare e sconfiggere la malattia, ma il percorso di cura è anche un momento di sofferenza psicologica per molte donne, che in molti casi perdono uno dei simboli dell’identità femminile: i capelli.

Il tumore al seno e l’ansia verso la chemioterapia

Nasce così, con il nobile obiettivo di aiutare le donne con fragilità economiche in questa fase difficile, il progetto Onco Hair. Attraverso il progetto, destinato a donne che stanno combattendo con il tumore al seno, viene fornito un dispositivo medico. Esso è realizzato a mano usando capelli vergini su misura da Crlab, laboratorio altamente specializzato in protesi tricologiche.

Quando ho saputo di avere un tumore al seno, ho dovuto affrontare la chemioterapia. E subito dopo, la prima cosa che ho pensato sono stati i miei capelli. Per una ragazza di 27 anni lo shock iniziale è proprio pensare che li potresti perdere. Sia per la tua vita lavorativa che per la quotidianità“, ha raccontato Dalila Donato, paziente che ha aderito al progetto Onco Hair.

Come funziona il progetto Onco Hair

Non avere i capelli ti etichetta subito come malata di tumore. Quando l’oncologo mi ha proposto il progetto con Crlab e con il Policlinico di Milano, ho pensato che nella mia sfortuna ero stata fortunata. Mi hanno accolta come se fossi a casa mia, e ho evitato quel trauma. Perché la mia protesi è arrivata prima che i miei capelli iniziassero a cadere“, ha aggiunto la giovane donna.

Stefano Ospitali, amministratore delegato di Crlab, ha quindi illustrato l’iniziativa: “Uno studio condotto sulla protesi tricologica dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano ha evidenziato un miglioramento di 10 punti nella scala della percezione della propria immagine corporea. Queste donne devono affrontare un difficile percorso chemioterapico, psicologicamente molto duro“. E la protesi, come ha spiegato Dalila Donato, fa “sentire più sicura nel combattere questa malattia“.

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