Sindrome della morte improvvisa del lattante, scoperta la possibile causa

Un gruppo di ricercatori dell’Ospedale pediatrico di Westmead, in Australia, ritiene di aver individuato il biomarcatore responsabile della sindrome della morte improvvisa del lattante (Sids). Si tratterebbe dell’enzima butirrilcolinesterasi (BChE), che viene prodotto dal fegato e svolge un ruolo chiave nel risveglio. I risultati dello studio, pubblicati su eBioMedicine, indicano l’attività di questo biomarcatore è risultata inferiore nei bambini morti a causa della sindrome della morte improvvisa del lattante rispetto a quelli che hanno perso la vita per altre cause.

Da cosa dipende la sindrome della morte improvvisa del lattante?

L’azione della butirrilcolinesterasi sembrerebbe casuale: da uno studio precedente, infatti, non era emersa alcuna differenza tra i livelli di attività dell’enzima nei bambini nati prematuramente rispetto a quelli venuti alla luce dopo nove mesi. Secondo i ricercatori, una minor attività del BChE può compromettere la capacità dei neonati di svegliarsi da soli quando smettono di respirare. Sarebbe questa la causa più frequente dei decessi legati alla Sids.

Nel corso dello studio, i ricercatori hanno preso in esame i dati relativi a 67 bambini morti a causa della sindrome della morte improvvisa del lattante, tutti di età compresa tra una e 104 settimane. In passato, un’altra ricerca, svolta dalla Mayo Clinic, aveva evidenziato la possibilità che i neonati perdessero la vita a causa di un difetto del cervello in grado di rendere impossibile il risveglio durante la notte.

La dottoressa Carmel Therese Harrington, una delle autrici del nuovo studio, ha scelto di indagare sulla Sids dopo che suo figlio è morto a causa della sindrome 29 anni fa. “Ora le famiglie che hanno perso dei figli per colpa della malattia possono vivere con la consapevolezza che il decesso non è dipeso da un loro errore”, ha dichiarato in seguito alla pubblicazione dei risultati ottenuti. “Di solito, quando gli infanti si trovano in pericolo tendono ad avvisare i genitori piangendo e urlando. Ciò non può avvenire quando la loro capacità di svegliarsi in autonomia è compromessa”, ha sottolineato Harrington.

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