Omicron 5, perché il caldo non rallenta la variante? Bassetti: “Contagiosità diversa”

Nel 2020, l’arrivo dell’estate portò a un importante caldo del numero dei contagi da coronavirus Sars-CoV-2, che portò alcune persone a ritenere la fine della pandemia sempre più vicina. Nel 2021 e nel 2022, tuttavia, l’arrivo delle temperature più calde ha avuto un impatto meno rilevante sulla circolazione del virus. Anzi, nelle ultime settimane i casi sono addirittura aumentati, portando l’indice Rt al di sopra della soglia di emergenza. Da che cosa dipende questa importante differenza? Per Matteo Bassetti, il direttore della Clinica di Malattie Infettive del Policlinico San Martino di Genova, tutto dipende dalle caratteristiche di Omicron 5, la variante del Covid attualmente dominante in Italia.

La maggiore contagiosità di Omicron 5

La variante Omicron 5 è arrivata nella stagione calda, ma sarebbe potuta arrivare anche in inverno”, ha spiegato Bassetti. “La differenza è che nel 2020 un paziente infetto contagiava al massimo tre persone. Oggi fino a 20. Il virus di oggi è dieci volte più contagioso in un contesto di socialità all’aperto. Non è un’anomalia: abbiamo sempre visto persone influenzate o con raffreddore anche in estate. Certo, non con un virus così contagioso”, ha aggiunto Bassetti.

Nel mondo in qualsiasi momento c’è un emisfero Nord, dove ci sono le stagioni che conosciamo, e uno Sud, con un clima specularmente opposto”, ha sottolineato Bassetti. “In India, per esempio, quando fa freddo ci sono le stesse temperature presenti in Italia tra aprile e maggio. Ciononostante, anche lì si sono verificati un sacco di contagi tutto l’anno. Lo stesso vale per il Sud America o l’Africa. Non è una questione climatica, bensì di attitudini sociali. In inverno ci sono meno occasioni di socialità e quindi stiamo più al chiuso. In estate stiamo all’aperto, ma facendo molta più vita sociale è naturale che il virus trovi ancora il modo di propagarsi”, ha concluso l’esperto.

Locatelli: “Le attuali percentuali di reinfezione sono dell’8,4%”

Nel corso di un’intervista a Repubblica, anche Franco Locatelli, il presidente del Consiglio superiore di sanità, ha evidenziato la differente contagiosità della variante Omicron rispetto al ceppo originale del coronavirus. “Il virus di Wuhan aveva un Rt di 2, la Delta di 7 e questa di 15-17, come morbillo e varicella. Le attuali percentuali di reinfezione sono dell’8,4%”, mentre quando circolava la variante Delta lo stesso dato era al 2%. Inoltre, l’incremento della circolazione del virus è anche associato “al venir meno delle misure di protezione”.

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