Nobel per la Medicina a 3 scienziati per la loro scoperta sull’epatite C

Il premio Nobel per la Medicina di quest’anno è stato assegnato ad Harvey J. Alter, Michael Houghton e Charles M. Rice. L’annuncio è stato dato dal Karolinska Institutet di Stoccolma, in Svezia, sul sito e sui social network. Il riconoscimento in denaro ammonta a 9 milioni di corone svedesi, per un totale di 830mila euro da dividere tra i partecipanti. L’ambito riconoscimento di quest’anno è andato a loro grazie alle loro significative scoperte che hanno condotto all’identificazione del virus HCV, responsabile dell’epatite C, una malattia del fegato la cui via di trasmissione è quella del contatto diretto con il sangue di qualcuno già infettato.

Il merito dei tre scienziati, vincitore del Nobel per la Medicina

Grazie al lavoro dei tre scienziati, sono stati compiuti decisivi passi avanti nella lotta contro questa malattia, capace di provocare l’insorgenza della cirrosi epatica e del cancro al fegato. Loro “hanno rivelato la causa delle epatiti croniche, rendendo possibile lo sviluppo di specifiche analisi del sangue e farmaci che hanno salvato milioni di vite. Di fatto, per merito degli sforzi fatti da Harvey J. Alter, Michael Houghton e Charles M. Rice, freschi vincitori del premio Nobel per la Medicina, per la prima volta nella storia l’epatice C è curabile. La speranza è che possa essere completamente debellata, una volta per tutte.

Nessun legame tra il riconoscimento e il Coronavirus

Non c’è da stupirsi che il Coronavirus non sia rientrato fra le scelte del premio svedese. I Nobel scientifici vengono in genere, infatti, assegnati a studi di parecchi anni prima, spesso relativi a scienza di base, di cui si faticano a intravedere le applicazioni pratiche. Ma le scoperte selezionate da 50 esperti del Karolinska Institutet di Stoccolma, l’università medica più prestigiosa di Svezia, raramente restano senza utilità. Basti pensare al Nobel del 1993, dedicato a un metodo per prendere dei segmenti di Dna e moltiplicarli in laboratorio. Oggi questa tecnica (chiamata Pcr) viene usata 100mila volte al giorno solo in Italia per rilevare il Coronavirus nei tamponi.

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