Covid, i bambini emettono meno particelle nocive nell’aria? Lo studio

I bambini in età scolare producono circa quattro volte meno particelle di aerosol quando respirano, parlano o cantano rispetto agli adulti. E questo potrebbe aiutare a spiegare perché sembrano essere a minor rischio di diffusione del Covid. A spiegarlo è uno studio tedesco citato in queste ore da ‘The Guardian’. E che inevitabilmente pone sotto una luce nuova la grande cautela con cui si è deciso di affrontare l’accesso nelle scuole in questi due anni di contrasto al Covid.

Le ragioni per cui è partito lo studio

Vari studi, ricorda ‘The Guardian’, hanno suggerito che i bambini piccoli presentano un rischio di contrarre il Covid ridotto di circa la metà rispetto agli adulti. Inoltre, nonostante presentino una quantità simile di virus nel naso e nella gola, sembrano trasmetterlo a un minor numero di persone in presenza di infezione. Una circostanza su cui ha voluto indagare il dottor Mario Fleischer della Charité Universitätsmedizin di Berlino.

La studio ha voluto esplorare la possibilità che le dimensioni e la forma dei polmoni e delle vie respiratorie dei bambini corrispondano all’emissione di meno aerosol. Ossia quelle minuscole goccioline che diffondiamo nell’aria mentre respiriamo e parliamo. Proprio loro, sin dalle primissime settimane di emergenza Covid, sono state ritenute le principali responsabili del contagio.

I bambini diffondono meno il Covid? I dati

Queste particelle possono rimanere nell’aria, in particolare in spazi chiusi come le aule di scuola. Di conseguenza, un minor numero di aerosol potrebbe significare che altre persone hanno meno probabilità di contrarre il Covid se occupano a propria volta quegli stessi spazi. Ebbene, i tassi di emissione di particelle nocive durante la respirazione risultano essere circa quattro volte inferiori per i bambini, rispetto alle misurazioni effettuate su 15 adulti.

I dati nascono dalle misurazioni su 16 bambini sani di età compresa tra gli otto e i dieci anni. Il dottor Mario Fleischer e i suoi colleghi hanno utilizzato un contatore di particelle laser . Con questo strumento hanno misurato quante particelle delle dimensioni di un aerosol emettevano i bambini quando respiravano a riposo e mentre parlavano, cantavano e urlavano. Tali risultati sono stati meritevoli di pubblicazione sul Journal of the Royal Society Interface. L’autore dello studio ha comunque precisato che per la diffusione del Covid intervengono anche altri fattori. Tra essi spiccano il numero di bambini e la progettazione della ventilazione interna nelle aule e nelle scuole.

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