Autosvezzamento: cos’è esattamente e come cominciare

Ci siamo: il tuo cucciolo sta gradualmente passando dal solo allattamento all’introduzione del cibo solido, e a questo punto i genitori possono prendere una decisione molto importante, in autonomia o tramite una consulenza con esperti, come ad esempio su ‘Genitore Informato. La decisione in questione riguarda la scelta tra svezzamento classico e autosvezzamento. Quali sono le differenze fra questi due approcci, e perché l’autosvezzamento ha preso così piede imponendosi fermamente nelle abitudini di tantissime famiglie? Andiamo a vedere insieme tutti i pro e i contro e come cominciare in sicurezza.

Svezzamento classico: la sua definizione

L’impostazione della presentazione del cibo per i più piccoli è fondamentale, e molte cose sono cambiate rispetto al passato. Lo svezzamento classico, che seguiva schemi, ingredienti e modalità indicate all’epoca dal pediatra, prevedeva sostanzialmente la preparazione di pappine a base di brodo e creme e l’introduzione graduale di ingredienti considerati “allergizzanti”. Una tabella molto dettagliata da seguire quindi, in cui il bambino si nutriva principalmente di puree o brodini. Oggi si guarda al futuro, e l’autosvezzamento è la risposta alla curiosità innata dei bambini e alle esigenze dei genitori di creare un momento del pasto sempre più condiviso e senza restrizioni.

La scelta dell’autosvezzamento per la curiosità del bambino

Quando i neonati cominciano ad assaggiare il cibo solido, la loro curiosità si accentua fortemente. Proibirgli di assaggiare ciò che la mamma e il papà portano sulla loro tavola crea frustrazione e risentimento, soprattutto se si tratta di un bambino potenzialmente pronto (8-9 mesi) a poter sperimentare nuovi gusti. L’autosvezzamento prevede che il bambino mangi e assaggi quello che i genitori mangiano, condividendo il momento del pasto insieme e analizzando nuovi profumi, sapori e consistenze diverse. Non è fondamentale che il neonato mangi subito o mangi tutto, l’importante è che possa avere accesso libero al cibo (purché proposto in sicurezza).

Un sistema altamente educativo

Se il piccolo ha perso il riflesso di estrusione e sta seduto correttamente, non c’è nulla che gli vieti di provare l’autosvezzamento. Ovviamente, diverse tipologie di alimenti vanno proposte al bambino in maniera attenta relativamente alle lunghezze e ai tagli, preferibilmente “a sigaretta” e poi a “dadini” quando sviluppa la presa a pinza. Un esperto in autosvezzamento potrà sicuramente illustrare le diverse modalità di tagli sicuri e come effettuarli senza sbagliare. In ogni caso, il cibo solido e non in semplice purea aiuta le prime masticazioni e sviluppa le capacità motorie.

Largo a ogni alimento, ma occhio ai corsi di disostruzione

Contrariamente a quanto si è appreso con lo svezzamento tradizionale, l’autosvezzamento non prevede il divieto di alcun cibo. Fatta eccezione per i funghi – che possono essere introdotti a partire dai 12 anni – e per il miele prima dei 12 mesi, tutti gli alimenti potenzialmente allergizzanti possono essere sperimentati in piccole dosi fin da subito. Uovo, legumi, e anche crostacei. Vale la regola dell’assenza del sale (o del pizzico dopo i 12 mesi) e dell’abolizione degli zuccheri semplici ovviamente, ma attenzione alla deglutizione. Sia che si opti per lo svezzamento classico che per l’autosvezzamento, tutti i genitori dovrebbero seguire un corso di disostruzione pediatrica per sapere come e quando intervenire se il bambino presenta segni di soffocamento.

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