Svezia: Biden rinnova il suo pieno appoggio all’entrata in NATO

Manca meno di una settimana al vertice NATO in programma a Vilnius, in Lituania, e già il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha ricevuto alla Casa Bianca il primo ministro della Svezia Ulf Kristersson.

La coincidenza è altamente simbolica, ma non come si penserebbe. Doveva essere il giorno in cui Biden si sarebbe dovuto congratulare per l’ingresso della Svezia nella NATO, dopo la domanda presentata a maggio di un anno fa che aveva chiuso una solida neutralità vecchia di oltre due secoli.

L’ingresso della Svezia nella NATO è rallentato

Ora sembra invece che tutto sia congelato, poiché va convinta la Turchia che, irritata dalla decisione del governo svedese di non aver autorizzato il rimpatrio di un centinaio di rifugiati curdi – in lotta contro Ankara – e per non aver fermato le manifestazioni di protesta in piazza, che hanno visto bruciare pubblicamente i testi del Corano.

Ulf Kristersson, primo ministro svedese
Foto | Wikimedia Commons @Frankie Fouganthin – Newsby.it

Biden però, senza troppi giri di parole, ha colto l’occasione del bilaterale per ribadire il pieno appoggio degli Stati Uniti all’adesione svedese, e soprattutto inviare un messaggio alla Russia.

“Gli Stati Uniti – ha dichiarato Biden – appoggiano pienamente l’ingresso della Svezia nella NATO“, ripetendo più volte la parola fully, ovvero pienamente, perché il messaggio arrivasse anche al presidente turco Erdogan, che non è solo in questa corsa a ostacoli.

Alla Turchia si è unita da diverso tempo anche l’Ungheria, unici Paesi tra i 31 che fanno parte dell’Alleanza Atlantica a non aver dato il via libera. La Finlandia, che ha presentato domanda insieme alla Svezia, ha completato il suo iter ed è stata accettata. “Il punto di fondo è semplice: la Svezia renderà più forte la nostra alleanza” ha ribadito Biden.

Sarebbe un altro duro colpo alla Russia l’ingresso della Svezia, perché confermerebbe il desiderio di allearsi contro colui che è considerato il nemico comune del fronte occidentale, il presidente russo Vladimir Putin.

Jens Stoltenber, il riconfermato segretario generale della NATO, si è impegNATO a riunire attorno a un tavolo Turchia, Svezia e Finlandia nel tentativo di arrivare a una soluzione diplomatica che sblocchi la situazione.

Che cos’è successo nel dettaglio con Erdogan?

“Chi non rispetta i valori sacri non si attenda il nostro sostegno per entrare nella NATO” aveva tuoNATO il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, ultima di una serie di reazioni compatte contro il governo svedese, reo di aver autorizzato il rogo del libro sacro e per questo finito nel mirino delle critiche che in Turchia hanno per una volta unito maggioranza e opposizione.

Erdogan
Foto | Wikimedia Commons @Cropped_rte.JPG: Randam – Newsby.it

Così Erdogan ha reso il processo di adesione della Svezia verso la NATO più complicato, in una maniera che al momento pare irreversibile, dopo che la copia del Corano è stata bruciata dinanzi all’ambasciata turca a Stoccolma da Rasmus Paluden, politico danese con cittadinanza svedese, leader del partito di estrema destra Stram Kurs 

I rapporti tra Svezia e Turchia si erano infatti incrinati già dopo che lo scorso 11 gennaio nella capitale svedese è andata in scena una manifestazione a favore dei separatisti curdi del Pkk. Esattamente quel tipo di manifestazione che Ankara chiede di vietare. A peggiorare il quadro, oltre alle bandiere del Pkk, un manichino di Erdogan appeso a testa in giù.

Una situazione già precaria, su cui il rogo del Corano ha finito per pesare ulteriormente, al punto di spegnere le ultime residue speranze che Erdogan ora tolga il veto all’allargamento.

A mettere una pezza ci hanno provato gli Stati Uniti durante la visita della scorsa settimana a Washington con il segretario di stato Anthony Blinken, il quale ha promesso al ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu che gli USA avrebbero accellerato sulla fornitura di jet da guerra F16 alla Turchia in cambio del semaforo verde della NATO a Stoccolma.

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