Quirinale, Draghi al Colle sì o no? La politica è ancora divisa

Terzo giorno di votazione per l’elezione del Quirinale continua il toto nomi tra i partiti. Il nome di Mario Draghi, dato quasi per certo tra la rosa di papabili appena qualche giorno fa, sembra passare quasi in sordina. Molti, Lega e M5s su tutti, continuano a ribadire che Draghi deve rimanere a Palazzo Chigi, altrimenti si rischierebbe la crisi di governo. E se molti politici sembrano concordi, non tutti sembrano condividere lo stesso pensiero.

Quirinale, Zaia: “Perdere Draghi? Spero proprio di no”

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Se c’è il rischio di perdere Draghi sia per il Quirinale che per Palazzo Chigi? Spero proprio di noha dichiarato il governatore del Veneto Luca Zaia. “Ha dato uno standing internazionale che non ha mai avuto e sta guidando il Paese con grande responsabilità e questo gli va riconosciuto“.

Quirinale, Quagliariello: “Candidatura Draghi è in campo”

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La candidatura di Draghi è in campo anche per la presidenza della Repubblica e lo ritengo un patriota. Mi pare offensivo pensare che, se non dovesse diventare Presidente della Repubblica, andrebbe via. E’ una risorsa che va comunque tutelata” ha detto Gaetano Quagliariello, senatore di Coraggio Italia, entrando a Montecitorio.

Licheri: ” Governo? Senza Draghi finisce”

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Non si deve procedere con i nomi dentro e fuori la rosa“, ha esordito il senatore pentastellato, Ettore Licheri, intercettato in piazza Monte Citorio rispondendo alla domanda sulla possibile candidatura della presidente Casellati. “La gente non vuole questo genere di metodo. Noi proponiamo un confronto per creare un consenso maggiore. I nomi che ci sono rispettabilissimi ma dobbiamo lavorare per far convergere il maggior numero di grandi elettori – ha continuato -. Il miglior modo per trovare il nome è la silenziosa ricerca“.

Mentre sul possibile ritorno di Mattarella ha detto: “Un rischio che non c’è. Mattarella, in questo momento, sta trasferendo i mobili della propria abitazione da una parte all’altra. Se Draghi va via da Chigi, il governo si ferma perché si è creato sulla figura del premier. Il Paese non può permetterselo“.

 

 

 

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