Patuanelli dopo Conte? Ecco perché
il ministro piace (anche) alla destra

Quando il neonato governo Conte 2 si presentò al Senato per la fiducia, l’unico esponente dell’esecutivo a ottenere pubblicamente attestati di stima dall’opposizione fu Stefano Patuanelli. Quando si fa il suo nome nelle sale di Palazzo Madama, molti senatori di centrodestra ricordano di avere lavorato bene insieme a lui nell’anno di governo gialloverde. Il ministro dello Sviluppo Economico sembra avere ora tutte le caratteristiche per essere ben visto trasversalmente dalle forze politiche presenti in Parlamento. E il suo nome come possibile successore di Giuseppe Conte circola, tanto sui giornali quanto nei palazzi romani. Anche se lo stesso Patuanelli è intervenuto per smentire i rumor: “Pensano di poterci usare contro Conte, ma si sbagliano”.

Per il momento, la linea del Movimento 5 stelle e del Pd, è chiara: fare il nome di Giuseppe Conte al Quirinale e cercare di chiudere un accordo su di lui e con lui al primo giro di consultazioni. Tuttavia, se venerdì non dovesse configurarsi una maggioranza stabile per un Conte ter, l’avvocato ne uscirebbe ‘bruciato’. E allora potrebbe scoccare l’ora dell’ingegnere triestino.

Gli ottimi rapporti di Patuanelli con il centrosinistra, ma anche con Berlusconi

Stefano Patuanelli, 46enne, si è laureato con 110 e lode in Ingegneria edile all’Università di Trieste. Si è iscritto all’albo nel 2004 e si è specializzato nel settore delle opere pubbliche. L’anno dopo ha costituito il gruppo Beppe Grillo Trieste. L’attività politica è rimasta secondaria al lavoro fino al 2011, quando è stato eletto consigliere comunale a Trieste. Dal 2018, quando è entrato in Parlamento, ha ricoperto subito ruoli decisionali: è stato capogruppo dei Cinquestelle al Senato. Funzione che gli ha permesso di tessere ottimi rapporti a Palazzo Madama. Oggi, il Partito democratico ha stima di lui per il suo orientamento progressista e per la leale collaborazione stretta con i ministri Enzo Amendola e Roberto Gualtieri, triangolo di lavoro sul Recovery Plan. Inoltre, Patuanelli si è espresso a favore di un’alleanza strutturale tra M5s, Pd e Leu alle prossime elezioni, certificando le sue simpatie verso il centrosinistra.

Matteo Renzi e Italia viva lo preferirebbero certamente a Conte. Un’indiscrezione raccolta da Il Giornale in questo senso, non è stata mai smentita dai renziani. Patuanelli ha poi una buona carta da giocare nell’ottica di una maggioranza di salvezza nazionale che si estenda a partire del centrodestra. È il membro dell’esecutivo Conte 2 meno inviso a Forza Italia, soprattutto perché ha condotto l’operazione salva Mediaset, tutelando l’azienda di Berlusconi dalle mire espansionistiche della francese Vivendi.

Un (quasi) tecnico che parla con l’Europa: il suo lavoro al Mise

C’è però un altro aspetto che lo fa ascrivere alla lista dei papabili per Chigi: la conoscenza dei dossier nazionali ed europei. Il Mise sta seguendo le crisi di impresa ancora in corso, Whirlpool, Ilva e Aspi su tutte. Patuanelli e il suo staff hanno contribuito al testo del Recovery Plan e, prima che si aprisse la crisi di governo, era stato lo stesso Conte a fare il suo nome per coordinare la cabina di regia del Recovery. Inoltre, il dicastero di Patuanelli, in quest’anno di pandemia, è stato centrale nell’elaborazione delle misure atte ad affrontare l’emergenza economica: il decreto Cura Italia, Rilancio, Semplificazioni, e Ristori uno, due, tre, quattro sono passati anche da via Veneto. Ora, la ‘speranza’ di Patuanelli è quella che Conte fallisca nella costruzione del suo terzo governo, per potere poi salire sul treno di Palazzo Chigi.

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