Migranti, l’altolà dell’Ue: “Su cauzione si decida caso per caso”. E Salvini: “Troppi 5mila euro? Arrivano con lo smartphone”

Sulla “cauzione” da 5mila euro, come alternativa al “trattenimento” in un centro per il rimpatrio, appena introdotta dal governo Meloni, arriva il primo altolà di Bruxelles. La portavoce della Commissione europea per le Migrazioni Anita Hipper ha ribadito che, in base alle direttive europee, “le alternative alla detenzione devono comunque rispettare” il principio “di proporzionalità”. Quindi l’importo della garanzia finanziaria “andrebbe deciso sulla base di una valutazione individuale“.

A ogni modo l’esecutivo comunitario sta esaminando la norma e resta “in contatto con le autorità nazionali per capire di più”.

Salvini: “5mila euro sono troppi? Vengono col cellulare”

Intanto Matteo Salvini, ministro dei Trasporti e delle infrastrutture, intervistato dalla trasmissione di Rete quattro “Diritto e rovescio”, ha detto di non ritenere l’importo fuori dalla portata di persone che giungono in Italia a bordo di barconi. Prova ne sia il fatto che “molti di loro arrivano con telefonino, scarpe, catenina, orologio”. Parole che non hanno mancato di scatenare una ridda di polemiche sui social network.

Cosa prevede il decreto ministeriale

Il decreto del ministro dell’Interno sulla “garanzia” recepisce la previsione di una direttiva europea. La misura non riguarda i migranti collocati in un Cpr (Centro di permanenza per il rimpatrio) in vista dell’espulsione ma solo chi proviene dai cosiddetti “Paesi sicuri”, come per esempio la Tunisia, e per i quali il decreto Cutro ha introdotto una corsia accelerata per esaminare la richiesta di protezione internazionale.

La mancata previsione di un’alternativa al trattenimento per 28 giorni nel centro per il rimpatrio sarebbe andata contro il diritto europeo e dunque avrebbe esposto la procedura al rischio di ricorsi.

Il ministro Matteo Salvini intervistato su Rete quattro
Matteo Salvini e Paolo del Debbio – Immagine | Mediaset

Cosa prevede la direttiva Ue

La direttiva Ue in questione richiamata dal decreto è la numero 33 del 2013 sull’accoglienza dei richiedenti asilo. L’articolo 8 sul trattenimento prevede che “ove necessario e sulla base di una valutazione caso per caso, gli Stati membri possono trattenere il richiedente, salvo se non siano applicabili efficacemente misure alternative meno coercitive”.

Tra le alternative alla detenzione, la direttiva indica, al quarto comma, “l’obbligo di presentarsi periodicamente alle autorità, la costituzione di una garanzia finanziaria o l’obbligo di dimorare in un luogo assegnato”. Dunque tanto la “cauzione” di 5mila quanto il trattenimento rappresentano un’opzione ma non costituiscono un vincolo.

Come ha ricordato il segretario di +Europa, Riccardo Magi la Corte di giustizia europea nel 2020 ha già condannato l’Ungheria, due volte, stabilendo che i richiedenti asilo non possono essere privati della loro libertà in attesa dell’esito della domanda di protezione internazionale.

La prima struttura a Pozzallo

Intanto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha annunciato che aprirà a Pozzallo, in provincia di Ragusa, “la prima struttura di trattenimento di richiedenti asilo provenienti da Paesi sicuri, come la Tunisia, per fare in modo che si possano realizzare velocemente, entro un mese, procedure di accertamento per l’esistenza dei presupposti di status di rifugiato“. Il centro potrà ospitare una ottantina di persone.

È a questa struttura, e alle altre simili che il governo prevede di allestire in ogni regione, che si applicherà la nuova norma sulla cauzione, ha ribadito il capo del Viminale. “La garanzia non riguarda le persone nei Cpr, i cittadini espulsi per irregolarità acclarata nella loro condizione di soggiorno o per pericolosità accertata, che sono quelli destinati nel Cpr”.

Quella di Pozzallo, ha detto, è “una scommessa” e “se la cosa funzionerà e la porteremo avanti in maniera più estesa risolverà una situazione annosa”.

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