Humanity 1, 35 persone non sono ancora sbarcate. Ecco perché

La situazione riguardante la nave Humanity 1 potrebbe rappresentare il primo banco di prova importante del governo Meloni. Dopo aver più volte evocato un cambio di rotta sul tema dei migranti, ora l’esecutivo si ritrova ad affrontare una situazione delicata, che potrebbe avere delle ripercussioni a livello internazionale. Come previsto dal primo provvedimento interministeriale del governo in tema di navi delle Ong, dalla Humanity 1, che si trova nel porto di Catania, sono state fatte sbarcare le 144 persone ritenute fragili dalla commissione medica dell’Usmaf. Ne restano a bordo 35 ed è proprio il loro destino a far discutere. Da un lato il decreto del governo sui flussi migratori impone che chi è in buone condizioni non sbarchi in Italia, dall’altro, come spiega Joachin Ebeling, il comandante della Humanity 1, “sarebbe contro le leggi andare via con i sopravvissuti, come mi ha spiegato il mio legale”.

Humanity 1, il caso potrebbe arrivare in tribunale

Presto il confronto potrebbe spostarsi nelle aule giudiziarie. Aboubakar Soumahoro, deputato della Camera di Verdi e Sinistra italiana, ha annunciato che “un pool di avvocati sta seguendo la posizione legale dei 35 profughi rimasti a bordo della nave Humanity 1. Non partiranno, perché sarebbe illegale. Ci stiamo attivando per far valere la legge e il diritto internazionale”.

Anche Medici senza frontiere è contraria alla posizione del governo. L’organizzazione ha spiegato che “un’operazione di soccorso si può considerare terminata solamente una volta che tutti i sopravvissuti sono stati fatti sbarcare in un luogo sicuro”. Ha sottolineato, inoltre, che “lo sbarco selettivo e parziale, come quello proposto dalle autorità italiane, non è da considerarsi legale secondo le convenzioni di diritto marittimo”. Ha poi ricordato che “il governo dovrebbe prendere ogni misura necessaria per far sì che i sopravvissuti restino a bordo il minor tempo possibile, secondo quanto stabilito dalle Linee Guida sul Trattamento delle Persone Soccorse in Mare”.

La posizione di Matteo Salvini

Il governo sembra intenzione a proseguire sulla “linea dura”, come confermato anche da Matteo Salvini, leader della Lega e ministro delle Infrastrutture, nel corso del programma radiofonico “Non stop news” di Rtl 102.5. “Questi sono viaggi organizzati. Chi è a bordo di quelle navi paga circa tremila dollari, che diventano armi e droga per i trafficanti. Sono viaggi organizzati sempre più pericolosi. Bisogna stroncare il traffico non solo di esseri umani, che è già grandissimo, ma di armi e droga legato al traffico di esseri umani”.

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