Elezioni in Russia: come ha reagito il governo italiano al risultato

Le dichiarazioni del leader di estrema destra Matteo Salvini sulle elezioni russe, hanno causato scompiglio nella coalizione di destra

In commento alle elezioni farsa in Russia, il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini ha dichiarato che “quando il popolo vota ha sempre ragione”, parole che fanno rumore e che dividono il governo guidato da Giorgia Meloni, che aveva affidato alla Farnesina la linea dell’esecutivo sulla rielezione non democratica di Vladimir Putin al Cremlino.

Invece Salvini plaude alle elezioni russe, sconfessando il ministro degli Esteri Antonio Tajani, il quale ribadisce che il plebiscito per Vladimir Putin è stato caratterizzato “da pressioni forti e anche violente”.

Le parole di Salvini sulle elezioni in Russia hanno fatto rumore anche fuori dall’Italia

Nel mentre l’agenzia stampa Reuters in inglese rilancia le parole di Salvini: “Il vice primo ministro italiano ha preso le distanze dalla risposta critica dei leader occidentali alla schiacciante vittoria di Putin, affermando che il verdetto degli elettori deve essere accettato”.

Il governo di destra è putiniano?
Il governo di destra è putiniano? – Mauro Scrobogna /LaPresse – Newsby.it

 

Anche all’estero fanno rumore le considerazioni del vicepremier: “Dimostrano che l’estrema destra in Europa è amica di Putin”, nota Nicolas Schmit, candidato di punta dei Socialisti Ue alle Europee.

Salvini “se ne vergognerà”, l’affondo del Ppe con la lituana Rasa Juknevičienė, vicepresidente del gruppo e responsabile per gli affari esteri. Mentre con il passare delle ore arrivano le prese di posizione dalla Casa Bianca, da Berlino e da Parigi, allineate sulla mancanza di libertà nelle elezioni russe, Roma si esprime con il ministro degli Esteri. Silenzio dal Colle.

Diverse testate giornalistiche parlando di una premier furiosa che oggi in Parlamento dovrà anche sostenere l’Ucraina in vista del Consiglio europeo di giovedì, dove la attenderà lo sconcerto dei partner europei.

Proprio nell’anno di presidenza italiana del G7: Meloni ieri ha chiesto con vigore a Tajani di ribadire la linea dell’esecutivo, in modo da bilanciare la figuraccia internazionale. Dal Pd a Iv, passando per Si e +Europa (nessun commento dal M5s), le opposizioni criticano duramente le parole di Salvini, a cui è seguita una nota della Lega, che parzialmente corregge il tiro: “In Russia hanno votato, non diamo un giudizio positivo o negativo del risultato, ne prendiamo atto e lavoriamo (spero tutti insieme) per la fine della guerra ed il ritorno alla pace”. “Con queste posizioni il Governo può mai essere credibile? E Meloni tace…”, attacca il dem Giuseppe Provenzano.

Secondo il Corriere della Sera, quella che va ad aprirsi con le uscite putiniane di Salvini è una crepa nel governo. Per questo Meloni, nell’intervista registrata per Agorà, parla di “maggioranza coesa” in politica estera: “La posizione del governo è molto chiara, il centrodestra è una maggioranza molto coesa, come si dimostra nell’unico modo in cui si può dimostrare la coesione di una maggioranza, e cioè nella velocità di attuazione e nella chiarezza di attuazione della linea di un governo”, dice. “Quello che noi abbiamo fatto in questo anno e mezzo con la velocità con cui lo abbiamo fatto, e la chiarezza che abbiamo dimostrato in politica estera, tutto questo racconta di una maggioranza coesa”.

Ma del vicepremier Salvini si parla anche nelle chat interne della Lega: La Stampa racconta che l’imbarazzo è sempre più palpabile e gli esperti di comunicazione notano che sotto il post del Capitano sulle elezioni in Russia un commento su tre è negativo.

I leghisti moderati parlano di uno scenario in cui un Salvini sempre più isolato combatte una battaglia per la sopravvivenza anche all’interno del Carroccio.

Per la premier, spiega Repubblica, è la conferma di quanto va sostenendo in privato ormai da settimane: Salvini, completamente esautorato sul dossier dei migranti, continuerà a metterci in difficoltà sulla guerra perché è l’ultimo argomento rimasto per mobilitare l’elettorato di estrema destra.

Il leghista inoltre prevede la vittoria di Donald Trump, fattore capace di trasformare la percezione dell’opinione pubblica rispetto alla guerra. Lasciando Meloni al fianco di Zelensky.

Meloni intanto deve gestire lo stupore di Washington e Bruxelles, ma anche la distanza che in questo modo la divide dal trio di Weimar che si è impegnato a sostenere l’Ucraina a ogni costo.

Fra i meloniani si tende a liquidare l’uscita di Salvini come dinamica da campagna elettorale, un messaggio al proprio elettorato.

Pur ammettendo che “ne va della credibilità dell’Italia”, un esponente di peso di FdI nota che è determinante però l’allineamento della coalizione sui voti in Parlamento, mai mancato su questi temi. La maggioranza lavora a una mozione unitaria che ricalchi i punti cruciali delle comunicazioni della premier. Se a Palazzo Chigi c’è imbarazzo per le parole di Salvini, viene celato.

I fedelissimi di Meloni rimarcano che differenze più evidenti agitano il centrosinistra, e osservano che, a volte, “dietro dichiarazioni inopportune ci sono affermazioni purtroppo vere”. La conclusione è che Putin, anche con elezioni diverse da questa “pagliacciata” godrebbe di un consenso maggioritario.

Ben diversa è la valutazione sul voto nei territori ucraini occupati. Il cui esito alcuni Paesi potrebbero non riconoscere, come ha già annunciato la Slovenia. Nelle comunicazioni al Parlamento Meloni dovrebbe ribadire anche l’importanza di una difesa comune europea, fra le priorità del Consiglio Ue di giovedì e venerdì.

Le parole del vicepremier leghista stridono anche con i messaggi espressi finora dal Quirinale: infatti il Colle ieri ha scelto di non congratularsi con il rieletto presidente russo, come invece avviene per consuetudine dopo le elezioni negli altri Paesi.

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