Di Maio, Afghanistan: “Operativi su creazione corridoi umanitari”

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Abbiamo solo completato una prima fase“. A dirlo è Luigi Di Maio, ministro deli Esteri, collegato a Scandiano con Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna. “La fase uno è finita perché l’aeroporto di Kabul non è più operativo“. L’Italia, al momento, ha evacuato dal Paese sia collaborati afghani, che hanno lavorato con l’Italia per 20 anni, che attivisti dei diritti umani che in questo momento per i talebani sono “traditori della patria”.

Questa settimana, ha spiegato Di Maio, inizierà la fase due, durante la quale sarà presentato il piano italiano per il popolo afghano. “Siamo operativi sulla creazione di corridoi umanitari europei con i paesi limitrofi all’Afghanistan“.

Di Maio, inoltre, ha spiegato che in questo momento non è possibile creare immediatamente corridoi umanitari diretti con l’Afghanistan. “Noi non possiamo fare corridoi umanitari immediatamente dall’Afghanistan, perché dovremmo dare la lista di coloro che vogliamo portare in Italia alle autorità talebane” ha spiegato il ministro degli esteri.

E ha aggiunto: “Abbiamo visto il famoso comico ucciso dai talebani. Abbimo visto il musicista ucciso e diversi atti efferati e atroci. Ed è per questo che dobbiamo lavorare con Pakistan, Iran, Uzbekistan e Tagikistan, dove i profughi si stanno recando“.

Afghanistan, Di Maio: “Il rimpatrio dell’ambasciatore scelta operativa”

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Nella notte tra il 13 e il 14 agosto abbiamo dovuto fare una scelta operativa” ha spiegato il ministro degli esteri Luigi Di Maio. “Non abbiamo fatto rientrare l’ambasciatore Sandalli per ragioni di sicurezza. Altrimenti non avremmo lasciato neanche il console Claudi”. E ha aggiunto: “L’abbiamo fatto perché qui alla Farnesina abbiamo l’unità di crisi e aveva bisogno di tutte le strumentazioni che servono per gestirla”.

Inoltre, sempre sul rimpatrio dell’ambasciatore, Di Maio ha detto durante l’incontro con Bonaccini: “Noi abbiamo fatto una scelta operativa. L’ambasciatore Sandalli mi aveva chiesto di restare a Kabul. Io gli ho detto: se devi gestire l’evacuazione di migliaia di afghani devi avere il database dell’intelligence. Non lo puoi fare dall’aeroporto di Kabul con uno smartphone”.

 

 

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