Conte e Draghi: l’uscita imminente del Movimento 5 Stelle dal governo

La riunione congiunta di deputati e senatori del Movimento 5 Stelle con il leader Giuseppe Conte è terminata nella notte tra il 6 e il 7 luglio: l’orientamento che sembra prevalere sulla fiducia sul Decreto Aiuti è un voto a favore del governo Draghi, per poi astenersi nel voto sul testo lasciando l’Aula di Montecitorio. Il tutto allo scopo di lanciare un segnale all’esecutivo. Ma non più di un centinaio di eletti ha partecipato all’assemblea. Molti pensano di uscire dal Movimento. Tra questi anche alcuni nomi molto noti. Incerto il loro eventuale approdo: la scissione di Luigi Di Maio ha creato comunque una sponda, su cui molti stanno valutando. Anche durante la riunione in molti hanno manifestato insofferenza nei confronti del governo Draghi. Intanto proprio Conte rilascia un’intervista al Fatto Quotidiano per far sapere che la comunità M5s “ha già un piede fuori” e che vuole da Draghi “risposte entro luglio”.

Il “piede fuori” dei 5 Stelle dal governo Draghi: la stoccata di Di Battista a Conte

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La congiunta di ieri sera è andata bene. Oggi voteremo la fiducia alla Camera sul Dl aiuti. Un piede saldo nel governo? Disponibili a collaborare, ma per fare cosa? Ci sono delle priorità dei cittadini, delle famiglie e delle imprese“. Lo ha dichiarato questa mattina Giuseppe Conte, leader del M5S, uscendo da casa.

Conte sa bene che la scelta sul Dl Aiuti è interlocutoria. E che se le regole permettono l’escamotage alla Camera, al Senato non è così. A Palazzo Madama il M5s dovrà scegliere e probabilmente questo costituirà il casus belli. Ovvero il motivo per l’uscita dal governo. L’ex presidente del Consiglio risponde anche ad Alessandro Di Battista, che ieri su Facebook è tornato a pungere i grillini: “E anche oggi il Movimento esce dal governo domani. Esprime a Draghi il proprio disagio, come se uno dei peggiori presidenti del Consiglio della storia fosse un prete nel confessionale”. “Per Di Battista ogni giorno senza uscire è un giorno perso ma la sua linea non è la mia”, replica Conte. E allora qual è la sua? “Noi non chiediamo rimpasti e poltrone”, risponde. Proprio per questo sembra l’uomo dei penultimatum, gli fanno notare, come ha detto Grillo.

“Mi riferite una sua opinione o una vostra?”, è la replica. E ancora: “Servono risposte, di certo non aspetteremo mesi”. Così l’obiettivo si sposta sul Senato e sul Dl Aiuti: “C’è una linea di continuità su questo, siamo stati chiari già in Cdm, non sono io a dovermi giustificare ma chi insiste”, è la risposta. E ancora: “Non mi faccia parlare con i se, le abbiamo chieste le risposte, e comunque manca ancora tempo, siamo una comunità e rifletteremo”. Senza diktat, nemmeno quelli di Franceschini: “Il Movimento andrà in alleanza solo se ci saranno piena condivisione sui programmi e piena collaborazione. Dico no al Mucchio Selvaggio solo per sconfiggere le destre”.

Ci sarà solo l’appoggio esterno all’esecutivo?

Infine il riferimento all’appoggio esterno: “Senza il M5s i numeri per il governo ci sarebbero lo stesso, a quel punto spetterà a Draghi decidere. La strategia di spedire la palla nel campo del governo, anche se non convince affatto tutti, al momento è la prevalente. E si traduce nel concetto ribadito a più riprese da Conte nel corso della giornata: “Aspettiamo risposte”. A Palazzo Chigi il faccia a faccia con Draghi viene definito “positivo”, si registra che il M5s ha “confermato il sostegno al governo” e che “molti dei temi sollevati si identificano in una linea di continuità con l’azione governativa”.

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