Berlusconi, il processo del 2013 fu equo? Lo chiede la Corte europea

Mentre prosegue il processo Ruby ter, un’altra vicenda giudiziaria in cui è coinvolto Silvio Berlusconi è tornata alla ribalta. Si tratta del cosiddetto “processo Mediaset”, al termine del quale la Cassazione condannò l’ex premier a quattro anni di reclusione per frode fiscale. Quella sentenza ebbe delle importanti conseguenze per Berlusconi. Non solo portò alla sua decadenza da senatore, ma impedì anche a Fininvest di detenere le quote eccedenti il 9,99% di Banca Mediolanum. Questo limite, che perdura tutt’oggi, è stato causato dalla perdita dei requisiti di “onorabilità” da parte del leader di Forza Italia, azionista di maggioranza del gruppo. Come riportato dal Corriere della Sera, i giudici della Corte europea dei diritti dell’uomo, con sede a Strasburgo, hanno da poco rianimato il fascicolo numero 8638/14, intitolato “Berlusconi contro Italia”, che giaceva sui loro tavoli dall’inizio del 2014.

Le domande della Corte europea dei diritti dell’uomo

Dopo aver riportato l’attenzione sul processo Mediaset, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha rivolto dieci domande al governo italiano su quel procedimento giudiziario ed è in attesa di una risposta entro il prossimo 15 settembre. Ecco alcuni dei quesiti: “Il ricorrente signor Silvio Berlusconi ha beneficiato di una procedura dinanzi a un tribunale indipendente, imparziale e costituito per legge? Ha avuto diritto a un processo equo? Ha disposto del tempo necessario alla preparazione della sua difesa?”. Negli anni trascorsi dalla sentenza della Cassazione, Berlusconi ha scontato la pena, ha ottenuto la riabilitazione ed è stato rieletto al Parlamento europeo. Come già detto, però, quel verdetto continua a impedire a Fininvest di detenere quote superiori al 9,99% di Banca Mediolanum.

Le presunte violazioni dei diritti della difesa

Si tratta di un ostacolo non di poco conto, che gli avvocati dell’ex premier hanno provato a rimuovere proponendo alla Corte d’appello di Brescia la revisione del processo Mediaset. Inoltre, i legali si sono rivolti anche alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Andrea Saccucci, Franco Coppi, Niccolò Ghedini, Bruno Nascimbene, Keir Starmer e Steven Powles hanno presentato a Strasburgo una ricostruzione dei fatti della vicenda giudiziaria, mettendo in evidenza delle presunte violazioni dei diritti della difesa. Tra queste è possibile elencare il rigetto dell’istanza di trasferimento del processo in un’altra sede, il taglio dei testimoni richiesti dalla difesa e la mancata traduzione in italiano di alcuni documenti provenienti dall’estero. In passato queste contestazioni sono già state presentate ai giudici di merito e di legittimità italiani, che le hanno respinte tutte.

Cosa risponderà il governo italiano?

Al termine del vaglio di ammissibilità, durato sette anni, i giudici della Corte europea dei diritti dell’uomo hanno chiesto al governo italiano di rispondere per iscritto a una serie di domande relative al processo Mediaset. Considerati i precedenti, sembrano lecito aspettarsi delle risposte in linea a quelle già fornite dai magistrati. I legali di Berlusconi risponderanno alle osservazioni del governo in un contraddittorio scritto che precederà il verdetto finale. Impossibile, al momento, fare previsioni sulle tempistiche.

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