Autonomia differenziata, cos’è e che iter deve compiere per essere attuata

Il disegno di legge sull’autonomia differenziata è stato approvato in Consiglio dei ministri dal governo guidato da Giorgia Meloni, ma l’iter per arrivare all’attuazione è ancora molto lungo e tortuoso. Il ddl proposto dal ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, dovrà infatti passare a più riprese dal Governo, dal Parlamento, dalla Conferenza unificata e dalle regioni. Ma cosa prevede il disegno di legge?

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Il ddl sull’autonomia differenziata

L’idea di base del progetto sull’autonomia differenziata è dare alle regioni a statuto ordinario la possibilità di chiedere di avere competenza esclusiva su alcune materie, tra cui istruzione, valorizzazione dei beni culturali e ambientali, commercio con l’estero, gestione di porti e aeroporti e reti di trasporti.

I Lep

Un passaggio importante per arrivare all’approvazione della legge riguarda i livelli essenziali di prestazione, i cosiddetti Lep. Si tratta delle soglie minime di servizi che vanno garantite a tutti i cittadini sul territorio nazionale ed è una norma espressamente prevista dalla Costituzione per tutelare i diritti sociali e civili di tutti gli individui.
Nella bozza presentata dal ministro Calderoli si prevede che i Lep vadano decisi entro un anno dall’entrata in vigore della legge sull’autonomia, attraverso appositi decreti del presidente del Consiglio, ovvero i Dpcm. Ancora prima però sarà un’apposita Cabina di regia a stabilire e individuare i Lep per ogni settore.
Questo è un punto controverso perché le opposizioni chiedono invece che i Lep siano decisi da organi tecnici e non politici e che venga coinvolto il Parlamento nel processo che deve definire quale sia il livello essenziale delle prestazioni per tutti i cittadini italiani su temi cruciali come scuola e sanità.

Palazzo Madama, sede del Senato
Palazzo Madama, sede del Senato | Photo by Sergio D’Afflitto under the Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International license (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0/deed.en)

L’iter

Ma ripartiamo da capo. Uscito da Palazzo Chigi il testo andrà alla Conferenza unificata che dovrà esprimersi sulla legge di attuazione, proponendo eventualmente degli interventi che poi il Governo dovrà riapprovare. A questo punto la palla passerà al Parlamento dove la legge seguirà il consueto iter di approvazione.

La cabina di regia e il ruolo delle Camere

Da qui in poi potrà parallelamente prendere le mosse l’istituzione della Cabina di regia, il cui compito sarà quello di stabilire i Lep entro la fine del 2023, soppesando le materie a cui applicarli e definendo i costi e i fabbisogni standard. Poi toccherà nuovamente al Consiglio dei ministri emanare un Dpcm per ogni Lep individuato. Il Dpcm dovrà prima trovare l’intesa della Conferenza unificata e poi arrivare alle Camere. Qui entreranno in gioco Palazzo Montecitorio e Palazzo Madama che dovranno esprimere il loro parere.

I passaggi finali

Solo a questo punto sarà il turno delle regioni, che potranno inviare la proposta di intesa al Consiglio dei ministri. Passaggio al quale seguirà la valutazione dei ministeri competenti e il negoziato tra governo e regioni, al termine del quale il Consiglio dei ministri approverà l’intesa preliminare.
Sull’intesa dovranno dire la loro anche la Conferenza unificata e le Camere. Dopo il via libera delle Aule sarà il Governo a siglare l’intesa definitiva, che verrà approvata dalla singola Regione per poi tornare in Consiglio dei ministri. A questo punto ci sarà infine l’approvazione definitiva con disegno di legge.
La bozza prevede che l’intesa raggiunta tra Stato e Regione abbia una durata di dieci anni, al termine dei quali se non vengono espresse volontà diverse dallo Stato o dalle regioni l’accordo si intende rinnovato per altri dieci anni.

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