Auto a guida autonoma: perché Toyota ha comprato Level 5 di Lyft

Lyft, l’azienda americana che offre un servizio del tutto simile a quello di Uber (un’applicazione per smartphone che mette in collegamento diretto passeggeri e autisti), è in procinto di vendere alla Woven Planet Holdings, una filiale di Toyota, la sua divisione di auto a guida autonoma denominata Level 5.

La Woven Planet Holdings si impegna ad acquisire la divisione Level 5 (lanciata nel 2017), per 550 milioni di dollari in contanti: 200 milioni di dollari sono stati corrisposti a Lyft in anticipo e il resto del denaro, 350 milioni di dollari, sarà pagato alla compagnia in cinque anni. La Toyota inoltre utilizzerà i dati della flotta e la piattaforma di Lyft per l’eventuale lancio di servizi commerciali. Questo scorporo consentirà alla Lyft un risparmio annuale di 100 milioni di dollari di spese.

Un accordo che fa felici tutti

L’accordo, che dovrebbe essere formalmente chiuso nel terzo trimestre del 2021, conclude il “viaggio” di quattro anni di Lyft nello sviluppo e distribuzione delle proprie auto a guida autonoma. Lyft quindi segue quanto fatto dalla rivale Uber, che ha venduto la sua divisione di guida autonoma ad Aurora, la startup fondata dall’ex capo del progetto di guida autonoma di Google. Il progetto pilota di guida autonoma di Lyft era su piccola scala e consisteva principalmente in un servizio di taxi a Las Vegas composto da una flotta di auto a guida autonoma (erano presenti autisti di sicurezza pronti a intervenire in caso di necessità).

La Lyft per proseguire il suo viaggio nello sviluppo della guida autonoma, iniziato nel 2017, ha assunto centinaia di ingegneri e ha acquisito la startup britannica di realtà aumentata Blue Vision Labs per 72 milioni di dollari. Ma poi il suo “sogno” si è arenato, anche a causa di incertezze tecniche ed economiche.

L’accordo Lyft-Toyota stringe ancora di più il cerchio delle aziende attive nel complesso settore della guida autonoma, che ha ancora troppi interrogativi, dovuti sia all’acerba tecnologia che a un comparto normativo tutt’altro che pronto, oltre a margini piuttosto incerti.

La Toyota ci crede

La Toyota, nel corso degli ultimi mesi, ha evitato annunci roboanti, limitandosi a rilasciare alcune informazioni sui suoi veicoli di prova e sulle tipologie di sensori impiegati. Ma indubbiamente la società giapponese è una di quelle più attive in questo settore. La casa stava progettando di offrire un servizio robotizzato di ride-hailing nel centro di Tokyo durante le Olimpiadi estive 2020, progetto che però ha subito un ritardo a causa della pandemia. Recentemente la casa automobilistica ha investito 400 milioni di dollari in Pony.ai, una startup di guida autonoma con sede negli Stati Uniti e in Cina, e ha stretto una partnership con Aurora con l’obiettivo di sviluppare una flotta di veicoli autonomi utilizzabili in servizi di sharing.

La Toyota ha sviluppato un software di guida autonoma chiamato “Chauffeur” e, inoltre, sta ancora sviluppando “Guardian“, che è essenzialmente un sistema avanzato di assistenza alla guida simile all’Autopilot di Tesla. Attualmente nessuno dei due è offerto sulle vetture prodotte in serie.

Il Toyota Research Institute, la divisione della casa automobilistica con sede nella Silicon Valley, ha condotto test nella sua struttura a circuito chiuso di Ottawa Lake, Michigan, per un certo numero di anni. Lo scorso anno la compagnia nipponica ha annunciato che utilizzerà il terreno occupato da una sua ex fabbrica per la costruzione di una città del futuro, dove testare, tra le alte cose, veicoli autonomi e strade intelligenti.

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