Vladlen Tatarsky, chi era il blogger russo rimasto ucciso in un attentato?

Il blogger e propagandista filoputiniano Vladlen Tatarsky, al secolo Maksim Fomin, è rimasto ucciso in un attentato in un caffè di San Pietroburgo, tramite un’esplosione che ha causato il ferimento di una trentina di persone (ce n’erano circa un centinaio nel bar). All’interno del locale si stava svolgendo un evento in suo onore, organizzato dai membri del canale Telegram “Cyber Front Z”.

Il blogger Vladlen Tatarsky
Vladlen Tatarsky – Foto | Ansa

Gli ultimi momenti di Vladlen Tatarsky

Secondo quanto emerso finora, l’esplosivo sarebbe stato contenuto in una statuetta raffigurante il busto di un soldato, che, in base ad alcuni video diffusi online (la cui veridicità è difficile da accertare) Tatarsky avrebbe ricevuto da una giovane donna. Quest’ultima, come raccontato da alcuni testimoni, si sarebbe presentata come Nastya (diminutivo del nome Anastasia) e avrebbe spiegato di essere una scultrice intenzionata a fare un regalo al blogger. A quel punto Tatarsky avrebbe chiesto alla sicurezza, che si sarebbe mostrata diffidente nei confronti della donna, di concederle di portare la statuetta all’interno del caffè. Ma dentro l’opera ci sarebbero stati più di 200 grammi di trinitrotoluene (TNT), sufficienti a causare una detonazione capace di uccidere il propagandista e ferire molti dei presenti.

L’arresto di Darya Trepova

Dietro allo pseudonimo di “Nastya” si nasconderebbe Darya Trepova, una 26enne di San Pietroburgo che, come riportato da Ukrainska Pravda e Interfax, nelle scorse ore è stata arrestata dalle forze di sicurezza russe con l’accusa di omicidio. In base a quanto riferito dai media, la giovane donne sarebbe già stata arrestata una prima volta lo scorso 24 febbraio, durante una manifestazione contro la guerra in Ucraina.

Chi era Vladlen Tatarsky?

Il 40enne Maxim Fomin, più conosciuto con lo pseudonimo di Vladlen Tatarsky, era noto soprattutto per le sue video-analisi della guerra in Ucraina. Era apertamente a favore dell’esercito russo e nei suoi video forniva anche consigli tecnici alle truppe sul campo. Sul suo canale Telegram poteva contare su più di mezzo milione di follower. Portava avanti degli attacchi piuttosto feroci contro l’Ucraina, arrivando persino a dichiarare che chiunque indossasse un’uniforme dell’esercito ucraino andasse eliminato, proprio come il governo di Kiev. Inoltre, in alcuni dei suoi post aveva giustificato alcune delle peggiori atrocità commesse dall’esercito russo nel corso del conflitto, come il massacro di Bucha, nel quale hanno perso la vita oltre 400 civili ucraini.

Il locale di San Pietroburgo nel quale è avvenuta l'esplosione
Il locale di San Pietroburgo nel quale è avvenuta l’esplosione – Foto | Ansa

Nonostante le sue posizioni apertamente filoputiniane, negli ultimi mesi Tatarsky aveva criticato più volte la gestione della guerra in Ucraina da parte della Russia, arrivando addirittura a invocare lo smantellamento dell’intero comando militare. Condivideva questa posizione critica con Yevgeny Prigozhin, il fondatore del gruppo di mercenari Wagner, al quale era molto vicino. Il locale in cui è avvenuta l’esplosione, lo Street Food Bar #1, apparteneva proprio allo “chef di Putin”.

I possibili moventi

L’arresto di Darya Trepova, notoriamente contraria alla guerra in Ucraina, porta a pensare che dietro l’omicidio di Tatarsky potrebbe celarsi la volontà di zittire una delle voci più favorevoli al conflitto. Ma resta aperta anche la pista del possibile coinvolgimento dell’intelligence ucraina, verso la quale le autorità russe hanno puntato il dito nelle ore successive all’esplosione. Un altro scenario che non è ancora stato scartato del tutto riguarda la possibilità che Tatarsky sia rimasto coinvolto in una lotta interna al Cremlino tra chi è al comando e chi, come Prigozhin, vorrebbe portare il conflitto in Ucraina in una direzione differente.

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