Tigray, la strana guerra: l’Etiopia sfida (e diffida) Bbc, Cnn, Reuters e Ap

Oltre a quella civile, in Etiopia si sta combattendo anche un’altra guerra: quella contro i media internazionali. Come riporta Focus on Africa, l’Ema – l’Ethiopian Media Authority – nei giorni scorsi ha infatti diffidato formalmente (al fine di ottenerne la revoca della licenza) la Cnn, la Bbc e le agenzie stampa Reuters e Associated Press accusandole di disinformazione in merito agli scontri nel Tigray.

Etiopia, diffidati Cnn, Bbc, Reuters e Ap

Secondo l’Autorità garante etiope, i grandi media internazionali avrebbero intenzionalmente diffuso delle fake news sulla guerra in corso con l’obiettivo di “aiutare” i ribelli del Tplf, il Fronte popolare di liberazione del Tigrè. Per l’Ema, inoltre, avrebbero additato le operazioni delle forze dell’ordine come campagne di genocidio e prodotto reportage “diffamatori” verso le istituzioni e la classe dirigente del Paese.

Le accuse di “sabotaggio” del governo

L’accusa per i media è anche di aver minato i tentativi del governo di affrontare la crisi umanitaria nel Tigray; oltre ad aver affermato che l’esecutivo sta utilizzando come “armi” stupri e carestie. In poche parole, per l’Ema alcune delle più grandi testate giornalistiche al mondo hanno descritto un quadro della situazione più grave di quanto in realtà non sia, mettendo in cattiva luce il Paese africano.

Preoccupazione per la guerra nel Tigray

Quel che è certo, è che quanto sta accadendo in Etiopia ha attirato l’attenzione di molte altre nazioni occidentali. A partire dagli Usa, che spingono per un cessate il fuoco dopo un anno di guerra civile. A inizio novembre, la Casa Bianca aveva spedito l’inviato speciale nel Corno d’Africa, Jeffrey Feltman, ad Addis Abeba con l’obiettivo di incontrare le autorità locali.

La denuncia di Amnesty International

L’obiettivo sarebbe stato quello di avviare le trattative per una mediazione fra le forze governative e i ribelli del Tigray. Degli atti di violenza, infine, parlano anche alcune Ong. Come Amnesty International, che ha denunciato pubblicamente gli stupri, i saccheggi e le aggressioni fisiche commesse nella città di Nifas Mewcha, nella regione di Amhara, dopo il passaggio del Tplf.

 

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