Russia, nella lista degli “agenti stranieri” anche il premio nobel e direttore di Novaya Gazeta Muratov

La Russia ha aggiunto il direttore di Novaja Gazeta e co-vincitore nel 2021 del premio Nobel per la pace, Dmitry Muratov, nel registro degli “agenti stranieri”, un’etichetta che ricorda i “nemici del popolo” di epoca sovietica e che le autorità usano comunemente per mettere a tacere critici e dissidenti.

Secondo il ministero della Giustizia, Muratov – noto per essere un oppositore del presidente russo Vladimir Putin e per le sue critiche all’invasione dell’Ucraina – “ha utilizzato piattaforme straniere per diffondere opinioni volte a formare un atteggiamento negativo nei confronti della politica estera e interna della Federazione Russa“.

Dopo la sospensione delle pubblicazioni di Novaya Gazeta nel marzo dello scorso anno, i giornalisti del quotiano liberal erano riparati in Lituania e da lì avevano lanciato un nuovo giornale online, Novaya Gazeta Europe.

Muratov invece, malgrado le pressioni e le aggressioni, ha deciso di restare in Russia e far parte del team legale che difende il suo amico Oleg Orlov, co-presidente dell’organizzazione russa per i diritti umani Memorial, sotto processo proprio perché avrebbe violato la legge sugli “agenti stranieri”.

Insieme al direttore di Novaja Gazeta, sono finiti nella lista nera anche il dissidente e scrittore Oleg Radzinski, l’ex deputato dell’Assemblea legislativa di San Pietroburgo Maxim Reznik, l’ex conduttrice televisiva dell’Eco di Mosca Kseniya Larina, l’economista Konstantin Sonin e il comico Ruslan Bely.

La legge contro gli “agenti stranieri”

Secondo la legge russa, chiunque venga identificato come “agente straniero” è obbligato a registrarsi e a fornire ogni sei mesi i dettagli sulle fonti di finanziamento. È tenuto inoltre a contrassegnare tutte le pubblicazioni, compresi i post sui social media, per rendere noto il proprio status.

La classificazione penalizza indirettamente le testate che ne sono colpite soprattutto in termini di perdita di introiti pubblicitari, poiché gran parte delle aziende, nel timore di compromettersi, preferisce interrompere o non rinnovare i contratti.

Elena Milashina, giornalista di Novaja Gazeta
Foto | Sergey Babinets – Newsby.it

Lo stop alle pubblicazioni nel 2022

Fondato vent’anni fa grazie al sostegno finanziario dell’ultimo leader sovietico Mikhail Gorbachev, Novaja Gazeta ha sospeso le pubblicazioni lo scorso anno. I redattori del quotidiano indipendente più autorevole della Russia hanno deciso lo stop “fino alla fine dell’operazione militare speciale”, secondo la definizione imposta da Mosca per indicare la guerra in Ucraina, dopo un nuovo richiamo da parte della Roskomnadzor, l’agenzia statale per il controllo sui media, per il contenuto critico dei loro articoli. Una misura a tutela della testata. Il terzo avviso infatti sarebbe costato loro la revoca definitiva della licenza.

Dall’inizio degli anni 2000 il giornale indipendente ha pianto la morte di sei tra giornalisti e collaboratori, inclusa Anna Politkovskaya, uccisa il 7 ottobre del 2006 sulla porta della sua casa a Mosca, finita nel mirino del Cremlino per i reportage sugli abusi del regime russo in Cecenia.

È alla loro memoria che Muratov ha dedicato il premio Nobel di cui è stato insignito nel 2021. “Questo giornale è pericoloso per la vita delle persone”.

Nel giugno del 2022 Muratov ha deciso di mettere all’asta la medaglia e di devolvere tutto il ricavato, 103 milioni di dollari, all’Unicef per aiutare i bambini sfollati a causa della guerra in Ucraina.

Dall’inizio dell’invasione, Mosca ha intensificato gli sforzi per reprimere il dissenso con la maggior parte degli oppositori in esilio o dietro le sbarre. Proprio il 24 febbraio 2022, sul sito del quotidiano Muratov aveva espresso “dolore e vergogna” e il giorno dopo l’edizione cartacea era uscita stampata in russo e in ucraino in segno di solidarietà con il Paese aggredito.

L’aggressione con la vernice rossa

Solo pochi mesi prima, in aprile, il direttore di Novaja Gazeta era stato assalito da sconosciuti a bordo del treno Mosca-Samara, che gli avevano tirato addosso vernice rossa gridando ”Muratov, questo è per i nostri ragazzi”. A raccontare l’aggressione lo stesso giornalista sul canale Telegram del giornale. “Mi hanno lanciato addosso vernice con acetone nello scompartimento. I miei occhi bruciano terribilmente. C’è odore di petrolio in tutta la carrozza”.

Stesso trattamento era toccato lo scorso luglio a Elena Milashina, giornalista investigativa del quotidiano russo, aggredita brutalmente mentre si recava all’aeroporto di Grozny per seguire il processo contro la madre di un’attivista cecena. Un gruppo di uomini con il passamontagna l’ha bloccato mentre era in auto con l’avvocato Alexander Nemov. Secondo la ricostruzione fornita dalla stessa reporter, gli uomini l’hanno colpita alla testa, provocandole un trauma cranico, le hanno rotto alcune dita e le hanno cosparso sul volto della vernice tossica di colore verde. L’avvocato è stato accoltellato alla gamba.

Impostazioni privacy