Ora anche la Cina chiede a Israele di fermare l’operazione militare a Rafah

Anche la Cina si unisce al coro dei Paesi che richiedono lo stop delle operazioni militari israeliane a Rafah. Le pressioni nei confronti di Israele sono ormai moltissime, con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, ma non solo, che continua a invitare il primo ministro israeliano Netanyahu a rivedere i suoi piani per quanto riguarda l’invasione della striscia di Gaza e le operazioni militari a Rafah per proteggere più di un milione di persone vi si rifugiano. Vediamo tutti gli aggiornamenti a riguardo e le posizioni degli altri Paesi del mondo sulla questione.

Stati Uniti, Cina, Italia, Russia e non solo: ecco tutti i Paesi che hanno richiesto a Israele di fermare le operazioni militari a Rafah

Non sono pochi gli stati del mondo ad aver mosso “critiche” nei confronti delle operazioni militari di Israele a Rafah. L’Italia, tramite il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, ha voluto precisare che la reazione dello Stato di Israele rispetto all’attacco del 7 ottobre risulta essere decisamente sproporzionata ed esagerata, motivo per cui è essenziale fare il più possibile per cercare di placare la “vendetta” di Tel Aviv nei confronti di Hamas e salvaguardare la vita e la salute dei civili palestinesi che si trovano in una vera e propria crisi umanitaria.

Nelle ultime ore anche la Cina ha voluto esprimere le sue critiche e i suoi dubbi a proposito dell’operazione israeliana tramite la portavoce del ministero degli Esteri: Hua Chunying, la quale, in una nota, ha dichiarato che il Paese “si oppone e condanna le azioni che danneggiano i civili e violano il diritto internazionale. Israele deve fermare le operazioni militari il prima possibile e fare ogni sforzo per evitare vittime civili innocenti per prevenire un più grave disastro umanitario nell’area di Rafah”.

Netanyahu
Netanyahu | EPA/RONEN ZVULUN / POOL – Newsby

Tutti questi appelli, condivisi anche da molti altri Paesi, arrivano mentre il capo del Mossad David Barnea, il direttore dello Shin Bet Ronan Bar e il tenente generale dell’IDF, Nitzan Alon, si trovano al Cairo per discutere con il direttore della CIA William J. Burns, il direttore dell’intelligence egiziana Abbas Kamel e il primo ministro del Qatar Mohammed bin Abdul Rahman Al-Thani per cercare di trovare una soluzione per quanto riguarda la salvaguardia dei civili e cercare di fare progressi nell’ambito delle negoziazioni per una tregua momentanea o definitiva.

Al momento, però, le operazioni militari non sembrano voler cessare, con il primo ministro israeliano Netanyahu sempre più convinto del fatto che il piano migliore sia quello di non allentare la pressione militare nei confronti di Hamas per poter arrivare alla vittoria (ovvero alla sconfitta definitiva dell’organizzazione terroristica) nel minor tempo possibile.

Nelle ultime ore, secondo quanto riporta il Wall Street Journal, si è diffusa la voce che Israele abbia sviluppato un piano di evacuazione per i residenti lungo le coste della Striscia di Gaza. Tale piano sarebbe stato presentato all’Egitto nei giorni scorsi e prevede l’individuazione di 15 aree, ciascuna dotata di 25mila tende, con finanziamenti provenienti dagli Stati Uniti e da Paesi arabi.

Secondo quanto riportato dal Times of Israel, ci sono segnali di progresso nelle trattative tra Israele e Hamas per un accordo che conduca a un cessate il fuoco di sei settimane e alla liberazione degli ostaggi a Gaza. Il giornale cita due fonti che hanno diretta conoscenza dei colloqui in corso al Cairo. Un esponente egiziano ha dichiarato che i mediatori hanno fatto passi significativi e ora le parti si concentrano sulla redazione di una bozza finale per il cessate il fuoco, con la promessa di ulteriori negoziati per un accordo permanente. Anche una fonte occidentale, pur con cautela, ha sottolineato l’importanza dell’incontro odierno.

L’esercito israeliano, come detto, sta continuando intanto le sue operazioni nella zona occidentale di Khan Yunis, la roccaforte dell’organizzazione terroristica di Hamas nel sud della Striscia di Gaza, a un passo da Rafah. Lo ha fatto sapere il portavoce militare di Israele, secondo cui sono stati uccisi oltre 30 terroristi ed è stato rafforzato il controllo dell’area con raid sulle infrastrutture terroriste, i cecchini e pattuglie di Hamas. “Nella parte occidentale di Khan Yunis due terroristi hanno tentato di muoversi sotto la copertura della popolazione civile”, ha proseguito, aggiungendo che “questo è un altro esempio dell’uso sistematico di Hamas della popolazione civile usata come scudo umano”.

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