L’Iran ha attaccato Israele, cosa sappiamo al riguardo?

Le armi usate dall’Iran per attaccare Israele sono stati droni, missili da crociera e missili balistici, di cui il paese possiede uno dei più grossi arsenali del Medio Oriente

Nella tarda serata di sabato 13 aprile 2024, l’Iran ha attaccato Israele con centinaia di droni e missili. L’esercito israeliano ha riferito che l’Iran ha lanciato oltre 300 ordigni compresi droni, missili da crociera e missili balistici, ma che per il 99% di essi è stato intercettato prima di raggiungere il territorio israeliano.

Le operazioni di intercettazione sono state condotte sia attraverso il sistema di difesa antimissile israeliano noto come “Iron Dome”, sia con l’ausilio di aerei da guerra israeliani. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha confermato che l’aviazione statunitense ha contribuito alle operazioni di difesa.

Le prime notizie sull’attacco sono giunte intorno alle 22:00 ora italiana, ma è trascorso del tempo prima che droni e missili entrassero nello spazio aereo israeliano.

L’attacco dell’Iran nei confronti di Israele

Inizialmente si credeva che gli attacchi coinvolgessero solo droni, noti anche come “suicidi” o “kamikaze”, cioè veicoli senza equipaggio che si schiantano contro un obiettivo provocando un’esplosione autodistruttiva.

Successivamente, sia Israele che le Guardie Rivoluzionarie, una potente forza militare iraniana, hanno confermato l’uso anche di missili. Sebbene la maggior parte dei droni e dei missili sia stata lanciata direttamente dall’Iran, alcuni sono partiti anche da Iraq, Yemen e Siria, con il supporto di milizie filoiraniane.

Un missile lanciato durante un'esercitazione dell'esercito iraniano lo scorso gennaio
Un missile lanciato durante un’esercitazione dell’esercito iraniano lo scorso gennaio (Iranian Army via AP)

 

Era un attacco atteso da giorni ed era anche stato annunciato dal regime iraniano: l’Iran infatti aveva minacciato una ritorsione contro Israele per l’omicidio nell’ambasciata iraniana in Siria di Mohammad Reza Zahedi, un importante generale delle Guardie rivoluzionarie, oltre che per l’uccisione nella Striscia di Gaza da parte dell’esercito israeliano di tre figli adulti di Ismail Haniyeh, il capo politico di Hamas, gruppo alleato dell’Iran.

Proprio per il fatto che l’attacco era atteso, Israele si stava preparando da giorni e l’esercito aveva aumentato al massimo il suo livello di allerta.

Avichay Adraee, portavoce dell’esercito israeliano, ha detto che in totale sono stati lanciati 170 droni e che “nessuno di questi è penetrato in territorio israeliano, poiché gli aerei da guerra dell’aviazione di Israele e i sistemi di difesa aerea nostri e dei nostri alleati li hanno intercettati”.

Adraee ha riportato che l’Iran ha lanciato oltre 30 missili da crociera, ma che nessuno di essi è giunto fino al territorio israeliano. Inoltre sono stati lanciati più di 120 missili balistici dall’Iran, anche se solo una parte di essi ha raggiunto Israele, Adraee non ha specificato il numero preciso.

Tuttavia, ha confermato che alcuni di questi missili hanno colpito la base aeronautica di Nevatim, nel sud del paese, provocando danni minori alle infrastrutture.

A differenza dei missili da crociera, i missili balistici vengono sparati al di là dell’atmosfera e seguono una traiettoria parabolica guidata dalla gravità. Questo li rende estremamente veloci ma anche imprecisi, tanto da poter mancare il bersaglio anche di centinaia di metri.

L’esercito israeliano ha riferito che, sempre nel sud di Israele, una bambina di 10 anni è rimasta gravemente ferita dalle schegge di un drone intercettato. Attualmente, la bambina, residente in una piccola città vicino ad Arad, è ricoverata in gravi condizioni. Inoltre, ci sono undici persone ferite in modo lieve.

Nella notte tra sabato e domenica la missione iraniana presso le Nazioni Unite ha scritto su X (ex Twitter) che l’attacco iraniano è stata una risposta al precedente attacco israeliano, e che con questo “la questione può considerarsi conclusa”.

L’attacco però, così come le minacce, ha suscitato forti preoccupazioni per le conseguenze che uno scontro militare diretto tra Iran e Israele potrebbe avere su tutta la regione: l’Iran in fin dei conti possiede uno dei più grossi arsenali di droni e missili di tutto il Medio Oriente, ha riferito al New York Times l’esperto Afshon Ostovar e più in generale uno dei più grandi eserciti della regione.

Le armi con cui ha attaccato Israele sono inoltre molto più sofisticate e precise di quelle utilizzate negli ultimi mesi da Hamas e altri gruppi in guerra contro Israele. L’arsenale di droni iraniano comprende dispositivi con gittate di oltre 2mila chilometri, in grado di volare a bassa quota e di sfuggire ai radar.

I droni sono però anche mezzi relativamente lenti, che per raggiungere Israele (distante almeno mille chilometri) hanno impiegato ore: le prime notizie del lancio di droni sono arrivate verso le 22 italiane, e soltanto attorno all’una sono arrivate le prime testimonianze di mezzi abbattuti dai sistemi di difesa aerea sui cieli di Israele.

Anche il primo tipo di missili utilizzati dall’Iran, i missili da crociera, richiedono un certo tempo per percorrere tutta la distanza fino a Israele, stimato in circa due ore: sono mezzi che procedono nel loro viaggio alimentati da un motore e raggiungono il loro bersaglio con una traiettoria orizzontale.

I missili che hanno causato i danni maggiori sono stati i missili balistici (nonché i più veloci). A differenza di quelli da crociera, vengono sparati oltre l’atmosfera e, sfruttando la gravità, ricadono sull’obiettivo attraverso una traiettoria parabolica.

Quando cadono sul bersaglio sono velocissimi, ma sono anche molto imprecisi: dei 120 missili balistici lanciati dall’Iran verso Israele solo una minima parte ha effettivamente raggiunto il territorio israeliano, ed è stato proprio questo tipo di armi a colpire la base militare israeliana di Nevatim, nel sud del paese, causando danni minori alle infrastrutture.

Negli ultimi anni l’Iran ha investito molto sulla propria tecnologia militare, anche come mezzo per aggirare le sanzioni imposte da diversi governi esteri al regime, che di fatto hanno molto limitato la possibilità per l’Iran di acquistare armi da altri stati.

A partire dagli anni Novanta la Guida suprema dell’Iran Ali Khamenei, la più importante figura politica e religiosa del paese, ha investito molte risorse nello sviluppo di un’industria bellica autonoma e nazionale.

L’Iran ha ampiamente pubblicizzato le proprie armi, sui media e durante esercitazioni, manifestazioni e parate militari. Le conserva inoltre in magazzini in buona parte sotterranei e fortificati con sistemi di difesa in grado di resistere ad attacchi esterni.

L’Iran vende inoltre le proprie armi e tecnologie militari ad altri paesi: una di queste sono i droni telecomandati Shahed-136, ampiamente utilizzati dalla Russia in Ucraina e secondo varie ricostruzioni anche nell’attacco di sabato contro Israele.

Gli Shahed-136 sono fabbricati dalla HESA, una società statale iraniana: sono lunghi circa 3 metri e hanno un’apertura alare di 2,5. Possono volare per più di 2mila chilometri in maniera autonoma, cioè seguendo delle coordinate GPS, e trasportare fino a circa 50 chili di esolosivo: appartengono alla famiglia dei cosiddetti “droni kamikaze”.

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