Israele, Netanyahu perde consensi dopo aver limitato i poteri della Corte Suprema

La controversa e molto contestata riforma della giustizia presenta il conto al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Dopo il via libera da parte del Parlamento alla legge che limita i poteri della Corte Suprema, i sondaggi danno la colazione di ultra-destra al governo in caduta libera. Secondo le rivelazioni delle principali emittenti (N12 News e Reshet 13), se si andasse alle urne oggi perderebbe da 11 a 12 seggi rispetto alla già risicata maggioranza che detiene attualmente alla Knesset (64 su 120).

Le proteste contro la riforma

La legge approvata lunedì scorso è solo un tassello della più ampia riforma della giustizia che il governo guidato da Netanyahu sembra intenzionato a portare avanti malgrado le proteste oceaniche che vanno avanti da mesi e che hanno gettato nel caos il Paese. Il disco verde della Knesset è stato “un passo democratico necessario per ripristinare l’equilibrio fra i poteri”, ha ribadito ancora ieri “Bibi” Netanyahu.

L’opposizione dal canto suo resta sul piede di guerra. “Abbiamo assistito a uno spettacolo di debolezza senza precedenti da parte di Netanyahu. Non c’è un primo ministro in Israele. Netanyahu è diventato un burattino in una fila di estremisti messianici”, ha scritto su Twitter  il capo dell’opposizione israeliana Yair Lapid, che accusa il primo ministro di essere una pedina manovrata dagli alleati di governo di estrema destra e ultraortodossi. “Quanto è stato approvato oggi, presto o tardi verrà cancellato”, ha attaccato subito dopo il voto l’ex ministro della Difesa Benny Gantz.

Intanto le proteste in tutto il Paese non accennano a diminuire. Dopo il sì del Parlamento migliaia di persone hanno riempito le strade di Israele, in particolare a Tel Aviv, Gerusalemme, Haifa e Beer Sheva. Le manifestazioni pacifiche sono degenerate in violenti scontri con la polizia, che ha usato i cannoni ad acqua nel tentativo di disperdere i dimostranti. Bilancio della giornata di scontri, decine di arresti, quattro agenti e tre manifestanti feriti.

Quotidiani in lutto contro la riforma della giustizia in Israele
Foto EPA/ATEF SAFADI

Netanyahu “è il solo responsabile per la divisione della nazione, la distruzione dell’esercito e lo stritolamento dell’economia”, ha scritto il movimento di protesta in un comunicato. “Non c’è nulla di cui parlare con chi ha deciso di trasformare sé stesso in Putin e Israele in una dittatura”, ha chiarito respingendo l’idea di negoziati sulla riforma avanzata dallo stesso primo ministro israeliano. Insomma le proteste andranno avanti  fino alla fine in modo che Israele resti una democrazia liberale”.

La riforma della giustizia

La nuova legge – approvata dopo un dibattito infuocato in aula andato avanti per 30 ore mentre migliaia di persone protestavano davanti alla Knesset – vieta alla Corte suprema di pronunciarsi sulla “ragionevolezza” delle decisioni e delle nomine fatte dal governo e dai singoli ministri.

Con un testo di cinque righe, il provvedimento infatti spazza via la “clausola di ragionevolezza” che garantiva alla Corte Suprema di invalidare gli atti istituzionali giudicati appunto “irragionevoli”, in un Paese che non ha una Costituzione scritta ma solo leggi fondamentali. Dal momento che il presidente Isaac Herog apporrà la propria firma sulla decisione della Knesset, l’organo considerato da molti il baluardo della democrazia israeliana avrà dunque le mani legate.

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