Green pass, negli aeroporti è il caos: “Si rischiano fino a 8 ore di attesa”

Non sono passate nemmeno 48 ore dall’entrata in vigore del Green pass europeo; tuttavia il rischio caos negli aeroporti appare già uno dei più grandi problemi da risolvere. A segnalarlo sono le stesse compagnie aeree e gli aeroporti che da ieri, giovedì 1° luglio, mettono in guardia sulla confusione tra regolamenti e modalità di controllo difficili da gestire. Secondo quanto segnalato, tra i 27 Paesi membri in cui si potrà spostare senza obblighi di quarantene o di tamponi col certificato verde, esistono almeno 10 modalità di verifica di uno stesso documento. Una disomogeneità di procedimenti e iter che stanno spaventando le compagnie. Soprattutto in merito al servizio da dover fornire.

Nella lettera scritta dal Consiglio Internazionale Aeroporti ai primi ministri di tutta Europa, uno dei nodi più preoccupanti è quello dei controlli. “I certificati digitali sono progettati per mostrare, tramite codici QR, se i passeggeri sono completamente vaccinati, hanno l’immunità dovuta al recente recupero da Covid-19 o hanno avuto un test negativo. Il punto è che richiedono controlli aggiuntivi e l’attrezzatura giusta per leggere i codici, scrive il Consiglio. Servono sistemi più veloci e aggiornati che consentano di eseguire verifiche non esclusivamente manuali così come accade ancora in molti casi.

Green pass, aumento dei tempi per il check-in fino a 8 ore

“La quantità di verifiche ancora eseguite manualmente negli aeroporti rende il tutto ancora più complicato. Il tempo passato negli aeroporti durante un viaggio è raddoppiato a 3 ore da un’ora e mezza prima della pandemia”, spiega il direttore generale di Aci Europe, Olivier Jankovec. “Se non venissero apportate modifiche e la capacità tornasse ai livelli pre Covid, ciò potrebbe teoricamente aumentare fino a 5 o addirittura 8 ore, inaccettabili”.

Proprio sui tempi di permanenza in aeroporto, per via del Green pass, si sta preoccupando anche l’Organizzazione internazionale di compagnie aeree IATA. “Ai valori attuali di traffico, ancora lontani da quelli pre-Covid, i passeggeri stanno perdendo in media un’ora e mezza in più in aeroporto, cioè il doppio del solito”, dice il direttore generale, Willie Walsh, con un aumento del tempo per il check-in del 500%. “Quando i flussi torneranno al 75% dei livelli del 2019, il tempo richiesto dall’ingresso al terminal fino all’imbarco può toccare le 6 ore soprattutto per i controlli sanitari richiesti ai banconi dell’accettazione o ai controlli di frontiera. Agli stessi volumi del 2019, invece, si raggiungerebbero le 8 ore”.

Mancano i dispositivi per controllare i QR code

La lettera del Consiglio Internazionale Aeroporti prosegue, avvertendo sull’alto livello di frammentazione e differenze nel controllo del certificato digitale. Non in tutti i Paesi dell’Ue al momento è possibile verificare il codice digitalmente, con la totale assenza in diverse frontiere e check-in di dispositivi di lettura adatti. È per questo che gli organismi delle compagnie aree A4E, IATA ed ETA suggeriscono di effettuare controlli solo nel paese di partenza e non all’arrivo al fine di snellire la procedura ed esortano i governi nazionali “a gestire i dati sanitari e fornire attrezzature adeguate per controllare i codici QR.

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