Gabon, ottavo golpe in Africa. Militari al potere. Appello del presidente in arresto: “Fatevi sentire, vi imploro”

A poche ore dalla rielezione del presidente del Gabon Ali Bongo Ondimba, al potere da 14 anni, i militari hanno annunciato sulla tv di Stato l‘annullamento del voto e lo scioglimento di “tutte le istituzioni” del Paese centroafricano.

Dagli arresti domiciliari, dove si trova con uno dei figli, il presidente deposto ha lanciato un appello alla comunità internazionale: “Fatevi sentire, fate rumore, vi imploro”, ha detto in un video messaggio in inglese condiviso sulla piattaforma X.

Sono il presidente del Gabon Ali Bongo, sono nella mia residenza, non so dove siano mia moglie e mio figlio, io sono qui e non so cosa stia succedendo fuori“.

I golpisti – che nel frattempo hanno disposto la chiusura delle frontiere con il Congo, la Guinea equatoriale e il Camerun – contestano “un governo irresponsabile e imprevedibile che provoca un continuo deterioramento della coesione sociale che rischia di portare il Paese nel caos”. Da qui la decisione “di difendere la pace ponendo fine all’attuale regime”, ha spiegato uno dei militari intervenendo sul canale tv Gabon 24 a nome del “Comitato per la transizione e il ripristino delle istituzioni”.

Le elezioni presidenziali

Ali Bongo Ondimba è stato riconfermato per un terzo mandato nelle elezioni di sabato con il 64% dei voti, battendo nello scrutinio unico il principale rivale Albert Ondo Ossa, che ha ottenuto un magro 30% delle preferenze, così come altri dodici candidati che insieme hanno raccolto solo briciole, ha spiegato il presidente del Centro elettorale gabonese (Cge) Michel Stéphane Bonda. L’affluenza alle urne ha sfiorato il 57%.

La Farnesina invita alla “prudenza”

La situazione è ancora confusa ma la Farnesina e l’Alto commissario Ue per la politica estera Josep Borrell hanno invitato alla cautela.

“La situazione in Gabon è confusa. Se il golpe militare sarà confermato, ciò accrescerà l’instabilità nell’intera regione. Ne discuteremo”, ha detto il capo della diplomazia comunitaria, a margine del Consiglio informale dei ministri della difesa Ue a Toledo, annunciando che “i ministri della Difesa e quelli degli Esteri discuteranno della strategia. È un dossier importante per l’Europa“.

Il nostro ministero degli Esteri intanto ha fatto sapere di monitorare la situazione e ha invitato alla “prudenza” gli italiani che si trovano nel Paese. L’ambasciata di Libreville è “operativa” e “per qualsiasi emergenza e segnalazione” ha esortato a contattare l’Unità di crisi della Farnesia.

È fondamentale che i Paesi europei mantengano una piena unità d’intenti nella ricerca di una via d’uscita pacifica che assicuri pace e stabilità all’intera regione del Sahel, lavorando d’intesa coi partner regionali”, ha detto il ministro e vicepremier Antonio Tajani,

Il presidente del Gabon, Ali Bongo Ondimba
Immagine | X @StanysBujakera – Newsby.it

L’onda lunga dei colpi di Stato in Africa

Quello in Gabon è l’ultimo di una crescente lista di colpi di Stato messi a segno di recente nel Sahel e in Africa occidentale. Il golpe arriva a solo un mese da quello in Niger, e si aggiunge a quelli che dal 2020 a oggi hanno minato il processo democratico in Mali, Guinea, Burkina Faso e Ciad.

Le ragioni dietro il golpe in Gabon

A differenza di Niamey e degli altri Paesi del Sahel, il Gabon non è coinvolto dal fondamentalismo di matrice islamica. Non di meno, l’ennesimo colpo di Stato è destinato a gettare benzina su una regione instabile.

Tensioni e disordini erano cominciati subito dopo le elezioni di sabato scorso, messe in discussione dalle accuse di frodi elettorali avanzate dalle opposizioni. Accuse che lo staff del presidente uscente ha respinto al mittente.

Ad alimentare i sospetti sulla trasparenza del voto, l’assenza di osservatori internazionali, il blackout informativo con lo stop a Internet e alle corrispondenti dei media esteri oltreché il coprifuoco imposto dalle autorità subito dopo le elezioni.

Il governo di Libreville ha difeso le misure con la necessità di mantenere l’ordine pubblico e impedire la diffusione di notizie false. Già nel 2016, subito dopo le presidenziali, Internet era stato oscurato per diversi giorni provocando violente proteste con i manifestanti che avevano dato alle fiamme il palazzo del Parlamento.

La famiglia del presidente Bongo, al potere dal 2009, governa l’ex colonia francese da oltre mezzo secolo. I suoi detrattori lo accusano di aver fatto poco per contrastare la povertà in cui versa un terzo della popolazione nel Paese ricco di risorse naturali, a cominciare dal petrolio.

Membro dell’Opec, il Gabon è il quarto produttore di greggio dell’Africa Subsaharina, con una produzione che supera i 180mila barili al giorno. Secondo dati della Banca mondiale, Libreville deve all’oro nero quasi il 40% del Pil.

A impoverire la popolazione e alimentare il malcontento anche la spirale inflazionistica, malgrado l’intervento del governo per camerierare i prezzi, e tassi di disoccupazione sopra il 40% tra i giovani fino ai 24 anni.

Il fallito colpo di Stato nel 2019

Non è la prima volta che i militari cercano di prende il potere in Gabon. Già nel 2019 c’era stato un tentativo di colpo di Stato da parte dei soldati che avevano approfittato dell’assenza del presidente, volato in Marocco per farsi curare.

In quell’occasione il putsch era stato sventato nel giro di poche ore con l’arresto dei golpisti, che accusavano Bogo di non essere più adatto alla carica dopo l’ictus che lo ha colpito quattro anni fa.

Il passato coloniale

I legami con la Francia, ex potenza coloniale, restano solidi. Il Paese è inserito in quel sistema di relazioni economiche, politiche, diplomatiche e militari, noto come “Francafrique“, che negli anni ha consentito a Parigi di conservare e consolidare la presenza nelle ex colonie africane.

In Gabon stazionano in pianta stabile oltre 400 soldati francese, mentre è estesa la presenza di multinazionali dell’industria mineraria e petrolifera, da Eramat a Total e Maurel & Prom.

Non a caso subito dopo l’annuncio dei golpisti, è intervenuto il portavoce del governo francese per “condannare il colpo di Stato militare” e “esprimere il desiderio che il risultato delle elezioni sia rispettato”.

Solo lunedì il presidente francese Emmanul Macron aveva puntato il dito contro “l‘epidemia di putsch” che sta attraversando l’Africa. Mentre risale allo scorso marzo la visita a Libreville del capo dell’Eliseo. Una mossa che molti osservatori hanno interpretato come un tentativo di sostenere la campagna elettorale del candidato Bongo. In quell’occasione Macron ha ribadito che l’epoca della Francafrique “è finita da tempo”.

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