Niger, italiani rimpatriati. Riaperte le frontiere con i Paesi limitrofi

È atterrato questa mattina attorno alle 5 sulla pista dell’aeroporto militare di Ciampino il Boeing 767 dell’Aeronautica proveniente da Niamey, capitale del Niger, con a bordo 36 italiani e un gruppo di cittadini stranieri che hanno chiesto l’evacuazione dal Paese africano dopo il colpo di Stato che ha destituito il presidente Mohamed Bazoum.

Abbiamo seguito con il presidente del Consiglio tutto quello che stava accadendo in Niger”, ha spiegato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha accolto l’arrivo del volo nello scalo alle porte della Capitale. “Tutto si è svolto in maniera ordinata. Un successo della nostra diplomazia. E continuiamo a lavorare per la soluzione diplomatica”.

A bordo del volo, ha precisato il ministro, c’erano in tutto 87 persone. Oltre ai 36 italiani, 21 statunitensi (inclusi 14 religiosi), quattro bulgari, due austriaci, un nigeriano, un nigerino, un ungherese e un senegalese.

“L’evacuazione è stata molto ordinata. È importante aver riportato in Italia tutti i nostri connazionali che lo desideravano”, ha aggiunto il capo della Farnesina precisando che “non ci sono stati pericoli né per loro né per la nostra ambasciata” perché l’Italia è stata “autorizzata dal nuovo governo che ha permesso che le operazioni si svolgessero in modo regolare”.

Tajani: “L’ambasciata italiana in Niger resta aperta”

Tajani ha poi fatto sapere che l’ambasciata italiana Niamey resta apertaper seguire tutti i nostri connazionali che hanno deciso di rimanere e che continueremo ad assistere. La nostra priorità è la sicurezza di tutti i nostri connazionali, civili e militari”.
Quanto agli sviluppi post golpe militare, il ministro ha ribadito la posizione dell’Italia a favore di “una soluzione diplomatica per il ripristino della democrazia”. Altro motivo per cui Roma ha deciso di tenere aperta l’ambasciata nel Paese.

Italiani accolti dal ministro Tajani all'aeroporto di Ciampino dopo il golpe in Niger
Foto ANSA/CLAUDIO PERI

Il ministro non ha escluso l’evacuazione di altri cittadini italiani presenti ancora nel Paese. “Se ci dovesse esser bisogno di altri voli e se ci sarà possibilità di farlo lo faremo. Seguiamo sempre la situazione anche degli altri italiani che sono rimasti in Niger. La situazione è sotto controllo e non corrono pericolo. Molti italiani erano già partiti prima delle ultime vicende nel Paese, soprattutto bambini e giovani che, finite le scuole, sono tornati in Italia”.

I golpisti riaprono le frontiere aeree e terresti

A distanza di poche ore dalle evacuazioni predisposte da Francia e Italia, la giunta golpista ha annunciato la riapertura dei confini sigillati dallo scorso mercoledì. “Le frontiere terrestri e aeree con Algeria, Burkina Faso, Libia, Mali e Ciad sono riaperte” da oggi, ha dichiarato un militare alla televisione nazionale.

Intanto si avvicina la scadenza dell’ultimatum arrivato due giorni fa dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas) per ripristinare l’ordine costituzionale. L’organizzazione regionale minaccia l’uso della “forza” militare se entro il prossimo sabato il presidente rovesciato non tornerà al proprio posto.

Nel frattempo a livello internazionale montano le pressioni sui militari golpisti. I partner africani, l’Unione europea, la Francia, la Germania e gli Stati Uniti hanno già sospeso gli aiuti al Paese, tra i più poveri al mondo, malgrado le ingenti risorse naturali custodite nel sottosuolo, a cominciare dall’uranio, di cui è il settimo produttore a livello globale.

Il sostegno ai golpisti di Mali e Burkina Faso

La giunta militare di Abdourahamane Tchiani intanto ha incassato il sostegno dei due vicini, Mali e Burkina Faso, guidati a loro volta da regimi golpisti filorussi. “Un intervento militare in Niger per riportare al potere Bazoum equivarrà per noi a una dichiarazione di guerra”, hanno fatto sapere in un comunicato congiunto i governi dei due Paesi del Sahel che si dicono pronti “ad adottare misure di legittima difesa a sostegno delle forze armate e del popolo del Niger”.

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