Francia, torna il terrore a Parigi a pochi mesi dalle Olimpiadi. Gli attentati più gravi degli ultimi anni

Torna la paura terrorismo in Francia a otto mesi dall’inizio delle Olimpiadi di Parigi. L’attacco avvenuto sabato sera vicino alla Torre Eiffel, per mano di un giovane di origini iraniane affetto da disturbi psichiatrici già noto per la sua affiliazione all’Isis, toglie il sonno alle autorità francesi. Il governo si è riunito in un vertice di emergenza per cercare di valutare tutte le misure necessarie per proteggere il Paese soprattutto in vista dei Giochi del prossimo luglio. Con i venti di guerra che spirano dal Medio Oriente, il rischio attentati in Francia, da tempo nel mirino dell’estremismo di matrice islamica, si moltiplica. L’aggressore è stato arrestato dalla polizia e ora si trova in custodia cautelare. Agli agenti ha detto di “non poterne più dei musulmani che muoiono in Afghanistan e in Palestina”.

Chi è l’attentatore affiliato allo Stato Islamico

Secondo le ricostruzioni, Armand Rajabpour-Miyandoab, questo il nome del 25enne, si è scagliato con coltello e martello contro i turisti sul Quai de Grenelle, vicino alla Tour Eiffel, al grido di “Allah Akbar (Dio è il più grande) uccidendo un turista di 23 anni di nazionalità tedesco-filippina, e ferendo altre due persone. La procura federale tedesca ha già fatto sapere di aver aperto un’indagine sull’attentato. Da Doha il presidente francese Emmanuel Macron ha espresso il proprio cordoglio alla famiglia della vittima condannando “l’atto terroristico”.

Cordoglio dopo l'attentato al Bataclan di Parigi
Cordoglio dopo l’attentato al Bataclan (Parigi, novembre 2015) | Foto  Mstyslav Chernov – CC BY-SA 4.0 DEED (Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0)

In una conferenza stampa, il procuratore antiterrorismo francese Jean-Francois Ricard ha confermato che il giovane era affiliato allo Stato islamico, come rileva un video, postato su X, in cui inneggia alla Jihad. “In lingua araba si presenta come un combattente dello Stato islamico, di una filiale che opera dall’Afghanistan”. Nel suo account appaiono anche “numerosi post su Hamas, Gaza e più in generale sulla Palestina”, ha spiegato il magistrato.

La procura ha confermato che l’indagato, “francese, nato in Francia”, era schedato “S”, cioè “a rischio radicalizzazione” e dunque sorvegliato dai servizi di sicurezza. “Proveniente da una famiglia non religiosa”, si è convertito all’islam all’età di 18 anni, nel 2015, ed è caduto “molto rapidamente” nelle reti dell’“ideologia jihadista”, secondo il pubblico ministero.

Rajabpour-Miyandoab, che aveva scontato quattro anni di carcere per un attentato pianificato nel 2016 nel quartiere degli affari di La Dèfense, a ovest di Parigi, era stato monitorato fino allo scorso aprile a causa dei suoi disturbi psichici, ha aggiunto Ricard. Il ragazzo era stato segnalato anche da sua madre che, lo scorso ottobre, aveva espresso preoccupazione per le condizioni del figlio “troppo chiuso in se stesso”.

E proprio sulla salute mentale del giovane ha puntato il dito il ministro dell’Interno francese Gerald Darmanin, che ha parlato di “fallimento” a proposito delle cure psichiatriche a cui è stato sottoposto l’aggressore. “I medici hanno ritenuto in più occasioni che stesse meglio”, ha detto il ministro, proponendo che le autorità “possano chiedere un trattamento sanitario obbligatorio” per una persona indicata come affiliata a gruppi terroristici e sorvegliata per disturbi psichiatrici.

Secondo Darmanin, la Francia è “permanentemente sotto la minaccia degli islamisti radicali”. Per questo ha chiesto “estrema vigilanza” durante l’Hanukkah, la festa ebraica delle luci, che comincia il 7 dicembre.

Oggi il portavoce del governo Olivier Véran ha detto che il percorso “medico, amministrativo e penale” del sospettato è stato conforme “alla legge”. In Francia sono circa 5.200 le persone segnalate per essersi radicalizzate, di queste il 20% soffre di disturbi psichiatrici e 1.600 sono monitorate dalla Direzione generale della sicurezza interna (Dgsi).

Manifestazioni dopo l'attentato alla redazione di Charlie Hebdo
Manifestazioni dopo l’attentato alla redazione del settimanale Charlie Hebdo (Parigi, gennaio 2015)| Foto Foto Pierre-Selim – CC BY-SA 2.0 DEED (Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0)

I precedenti: gli attentati a Charlie Hebdo e Bataclan

L’attentato è avvenuto a meno di due mesi dall’attacco di Arras, nel nord della Francia, che a metà ottobre è costato la vita a un insegnante di lettere di un liceo e il ferimento di altre due persone. L’aggressore, un ex studente di origine cecene, anche in questo caso era già noto alle forze dell’ordine perché “a rischio radicalizzazione”. L’attentato aveva portato a innalzare al massimo livello di allerta il piano nazionale anti terrorismo. Ma evidentemente non è bastato.

Per la Francia quello di sabato è solo l’ultimo di una serie di attentati che hanno lasciato dietro di sé una lunga scia di Sangue. Dal 2012, gli attacchi jihadisti nel Paese hanno causato la morte di oltre 270 persone e il ferimento di 1.200.

Charlie Hebdo e l’Hipercacher – Tra gli attentati che restano impressi nella mente dei francesi sicuramente quelli che nel 2015 hanno colpito la capitale. A cominciare dagli attacchi messi a segno contro la redazione di Charlie Hebdo. Era il 7 gennaio quando i fratelli Kouachi, francesi di origine algerina, fecero irruzione nella sede del settimanale satirico noto per le vignette su Maometto uccidendo 12 persone. Ne seguì una caccia all’uomo, che si conclude solo il 9 gennaio con la morte dei due in un raid delle forze speciali francesi. Intanto un altro attentatore, Amedy Coulibaly, aveva preso in ostaggio diverse persone in un supermercato kosher, l’Hypercacher di Porte de Vincennes a Parigi. Il bilancio alla fine fu di cinque morti incluso Coulibaly. I due attentati erano legati: il giovane chiedeva infatti la liberazione dei fratelli in cambio del rilascio degli ostaggi.

Bataclan – Dieci mesi dopo, il 13 novembre, una serie senza precedenti di attentati provocò almeno 129 morti e altri 350 feriti nella capitale francese. I terroristi colpirono sei diverse zone della città di venerdì sera: fra queste lo Stade de France, dove è in corso l’amichevole di calcio Francia-Germania, oltre a ristoranti e bar nel decimo e nell’undicesimo arrondissement. Il maggior numero di morti, 89, si registrò nella sala concerti Bataclan, soldout per il concerto del gruppo rock americano Eagles of death metal. Il 14 novembre l’Isis rivendicò l’attentato.

Meno di due mesi  fa era stata Bruxelles a precipitare, di nuovo, nel terrore, quando un uomo, un tunisino di 45 anni, ha ucciso due tifosi svedesi arrivati nella capitale belga per assistere alla partita degli Euro 2024 nello stadio Re Baldovino. Anche in quel caso, l’attentatore, armato di un kalashnikov, ha rivendicato l’appartenenza allo Stato islamico.

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