Il terrorismo torna a colpire Bruxelles. Tutti gli attacchi contro il Belgio

Il sospetto autore dell’attentato di Bruxelles, in cui ieri sera hanno perso la vita due cittadini svedesi, è morto in seguito alle ferite riportate in uno scontro a fuoco con la polizia avvenuto questa mattina a Schaerbeek, uno dei Comuni che compongono la regione di Bruxelles-Capitale, dopo una caccia all’uomo andata avanti tutta la notte.

Gli agenti sono giunti sul posto dopo la segnalazione di un testimone che indicava la presenza dell’uomo in un bar. “I soccorsi, giunti sul posto hanno tentato di rianimare il sospettato. È stato trasferito in ospedale, dove è stato dichiarato morto alle 9.38. Nel bar sono stati trovati un’arma e una borsa di vestiti”, ha spiegato la procura federale.

Abdesalem Lassoued, questo il nome del presunto attentatore, è un cittadino tunisino di 45 anni. Nella sua abitazione a Schaerbeek la polizia ha rinvenuto diverse armi da fuoco. Altre sarebbero state ritrovate in un vicino parco pubblico. Gli inquirenti confermano che una di queste potrebbe essere quella utilizzata per uccidere le vittime, due tifosi svedesi arrivati nella capitale belga per assistere alla partita degli Euro 2024 nello stadio Re Baldovino, annullata per motivi di sicurezza.

L’attacco terroristico ha colpito al cuore la capitale dell’Unione europea. I due svedesi sono stati uccisi nel centro della città dall’uomo armato di un kalashnikov al grido di grido di “Allah akbar”, (“dio è grande”). Subito dopo, l’attentatore si è dato alla fuga a bordo dello scooter con cui era giunto sul posto.

È caccia ai complici. Forse una cellulare terroristica

Gli inquirenti non escludono che il sospetto autore abbia agito insieme a dei complici. Lo ha detto la ministra degli Interni del Belgio Annelies Verlinden. Altre due persone sono attualmente ricercate dalla polizia belga. Secondo il sito di informazione Sudinfo, al vaglia degli investigatori ci sarebbe anche la possibilità che l’uomo faccia parte di una cellula terroristica.

L’identikit del presunto attentatore

Secondo quanto riportato ieri dai media belgi, l’uomo era già noto ai servizi segreti per la sua radicalizzazione. Il ministro della Giustizia belga Vincent Van Quickenborne dal canto suo ha affermato che il presunto responsabile dell’attentato non rappresentava “una minaccia concreta e imminente”.

Il tunisino “ha fatto richiesta di asilo nel nostro Paese nel 2019. È noto per atti sospetti: traffico di esseri umani, soggiorno illegale e minaccia alla sicurezza dello Stato. Nel 2016 informazioni non confermate trasmesse da un servizio di polizia straniero indicavano che l’uomo aveva un profilo radicalizzato e voleva partire per una zona di conflitto per la jihad. L’informazione è stata verificata, ma non si è potuto fare nulla. Non c’erano indicazioni concrete di radicalizzazione”, ha spiegato il ministro.

L’uomo, all’inizio di quest’anno, inoltre era stato denunciato da un ospite di un centro per richiedenti asilo nella regione di Campine, non lontano da Anversa, per minacce via social.

Abdesalem Lassoued si era visto respingere la domanda di asilo e poi “era sparito dai radar” delle autorità belghe, ha spiegato la segretaria di Stato del Belgio per l’Asilo e la migrazione Nicole de Moor. “È stato ufficialmente cancellato dal registro nazionale del Comune il 12 febbraio 2021 e quindi non è stato possibile rintracciarlo per organizzare il suo ritorno. Non ha mai soggiornato in un centro di accoglienza federale. Non è mai stato presentato dalla polizia dopo un’intercettazione all’Ufficio stranieri per consentire il suo rimpatrio. Di conseguenza, l’ordine di lasciare il Paese, emesso nel marzo 2021, non è mai stato emesso”.

Bruxelles dopo gli attentati alla stazione della metropolitana di Maelbeek/Maalbeek 
Bruxelles dopo gli attentati alla stazione di Maelbeek/Maalbeek nel 2016 | Foto EPA/CHRISTOPHE PETIT TESSON – Newsby.it

L’uomo è stato anche a Genova e Bologna

In passato l’uomo è transitato anche per l’Italia. Nel 2021 era stato a Genova. A documentarlo un video e una foto pubblicati su Facebook che mostrano l’uomo in Piazza Della Vittoria e sullo sfondo l’arco di Trionfo. Gli investigatori della Digos ritengono le immagini autentiche. La presenza nel capoluogo ligure sarebbe parte del viaggio fatto dal presunto attentatore per raggiungere il Nord Europa. Nel 2016 Lassoued sarebbe stato anche a Bologna, dove la polizia lo avrebbe rintracciato e identificato.

I video: l’Isis e le allusioni al Corano bruciato in Svezia

In un video su Facebook il presunto attentatore afferma di aver vendicato i musulmani e di essere “un mujahid dell’Isis”, l’autoproclamato Stato islamico. “Viviamo e moriamo per la nostra religione“, dice in arabo. In un secondo video girato prima dell’attacco il tunisno allude ai roghi del Corano avvenuti nei mesi scorsi a Stoccolma. L’uomo “dichiara che ‘il libro di Allah è una linea rossa per la quale si sacrifica’”, ha riferito il procuratore.

Al momento invece non ci sarebbero indizi di un collegamento tra l’attentato di Bruxelles e il conflitto in corso tra Israele e Hamas.

Belgio, istituzioni Ue in allerta

Le istituzioni dell’Ue a Bruxelles intanto hanno “innalzato il livello di allerta”. Al personale è stato consigliato per oggi di lavorare da casa, misura da cui è escluso il personale essenziale. Le attività e le riunioni non urgenti sono state rinviate o spostate online. Le scuole europee della città sono state chiuse.

I precedenti: da Maelbeek al Museo ebraico

Ieri sera Bruxelles è precipitata in un incubo già vissuto il 22 marzo del 2016, quando il Belgio a viene colpito da tre attacchi terroristici coordinati: due presso l’aeroporto di Bruxelles-National, nel Comune di Zaventem, e uno alla stazione della metropolitana di Maelbeek/Maalbeek a Bruxelles. Gli attacchi, rivendicati il giorno stesso dall’Isis, causano la morte di 32 persone, più i tre attentatori suicidi, e 340 feriti. Tra le vittime di 13 nazionalità diverse c’era anche l’italo-belga Patrizia Rizzo. Per il Belgio si è trattato degli attentati più sanguinosi dalla fine della seconda guerra mondiale

Nel dicembre del 2022 a Bruxelles si è aperto il maxi-processo contro i presunti responsabili degli attacchi terroristici. Alla sbarra in tutto dieci imputati. Molti di loro sono già stati condannati per gli attentati di Parigi del 2015 in cui sono morte 130 persone. La cellula di Molenbeek ha infatti progettato entrambi gli attacchi.

Pochi mesi dopo il triplice attentato, nell’agosto del 2016, il Paese è colpito di nuovo. Un algerino residente in Belgio attacca armato di machete due agenti davanti a una sede della polizia a Charleroi, in Vallonia, al grido “Allah Akbar”, ferendoli al viso e al collo prima di essere ucciso.

Prima del 2016 del resto il Belgio era già stato bersaglio del terrorismo di matrice islamica. Nel maggio del 2014 un uomo, franco-algerino, apre il fuoco nell’atrio del Museo ebraico di Bruxelles, uccidendo quattro persone. L’attacco viene considerato il primo commesso in Europa da un combattente di ritorno dalla Siria.

In seguito altri “lupi solitari” colpiscono il Paese. Nell’agosto 2017, un 30enne di origine somala aggredisce armato di coltello dei soldati al grido “Allah Akbar” nel pieno centro di Bruxelles.

Nel maggio del 2018 è la volta di Liegi, altra città della Vallonia, dove un 31enne uccide a colpi di arma da fuoco due poliziotte e uno studente dopo aver gridato più volte “Allah Akbar”.

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