Diga Kakhovka, Kiev: “42mila persone a rischio per l’esplosione”

Secondo quanto riportato dall’amministrazione russa della città di Nova Kakhovka, allagata nella giornata di martedì 6 giugno dalla distruzione della diga vicina, il livello dell’acqua starebbe incominciando a diminuire. Nella medesima giornata, in seguito allo sversamento di almeno 150 tonnellate di olio idraulico nel fiume Dnepr, nella città, che si trova nell’Ucraina meridionale, era stato dichiarato lo stato di emergenza. Inoltre, l’ente che gestisce l’impianto aveva fatto sapere che la centrale idroelettrica della diga era “completamente distrutta”.

Il livello dell’acqua sulle strade che erano prima allagate, a Nova Kakhovka, ha cominciato a calare”, ha riportato l’amministrazione cittadina su Telegram. Mentre continuano le evacuazioni nel sud del Paese per gli allagamenti, migliaia di civili sono minacciati dall’innalzamento delle acque su entrambi i lati del fiume Dnepr. Ma c’è un altro pericolo imminente che rischia di causare danni irreversibili all’area: quello ambientale. Infatti, quanto accaduto potrebbe privare di irrigazione il delta del Dnepr, che è una delle aree agricole più fertili del paese. 

Alcune dichiarazioni

Sull’accaduto è intervenuto Oleksii Kouléba, vice capo di gabinetto della presidenza ucraina, che in una nota ha dichiarato: “La situazione più difficile si sta verificando nel quartiere Korabelny della città di Kherson. Finora il livello dell’acqua è salito di 3,5 metri, più di 1.000 case sono allagate”. Secondo quanto diffuso finora, nella giornata di mercoledì 7 giugno, e nei prossimi giorni, grazie all’utilizzo di treni e autobus, proseguiranno le evacuazioni nella zona.

Allagamenti in seguito alla distruzione della diga Kakhovka
Immagine | Foto ANSA/Forze Armate Ucraina – Newsby.it

Andrii Kostin, procuratore generale ucraino, ha aggiunto: “Più di 40.000 persone rischiano di trovarsi in aree allagate. Le autorità ucraine ne stanno evacuando oltre 17mila, ma purtroppo oltre 25mila civili si trovano nel territorio sotto il controllo russo”. Secondo quanto riportato dal Guardian, sarebbero circa 42mila i civili a rischio per via delle inondazioni. Diversamente, Volodymyr Zelensky, il presidente dell’Ucraina, ha reso noto che “si è formata una chiazza di petrolio di almeno 150 tonnellate che viene trasportata dalla corrente verso il Mar Nero. Non possiamo ancora prevedere quanta parte delle sostanze chimiche, dei fertilizzanti e dei prodotti petroliferi stoccati nelle aree alluvionate finirà nei fiumi e nel mare. L’evacuazione delle persone dall’area allagata è in corso: quasi ottanta insediamenti sono a rischio“.

Il picco dell’onda alluvionale è previsto per la giornata di mercoledì 7 giugno. 

Scambio di accuse

Nel frattempo, Mosca e Kiev si scambiano le accuse. Mentre per la prima quanto accaduto è un “atto terroristico di Kiev per fermare le nostre truppe”, per Kiev la Russia ha “deliberatamente fatto saltare la diga” e “il mondo deve reagire”. Anche per l’intelligence americana il disastro porterebbe la firma di Mosca.

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