Coronavirus, Cina e Norvegia: “Salmone non c’entra col focolaio”

Le autorità cinesi e quelle norvegesi sono d’accordo e spazzano via ogni possibile polemica: il salmone importato in Cina dalla Norvegia non è contaminato e non è causa del nuovo focolaio sviluppatosi negli ultimi giorni a Pechino e che ha costretto la capitale del Paese asiatico a un nuovo lockdown che ha riacceso la preoccupazione sull’evoluzione della pandemia di coronavirus. L’ipotesi si era fatta largo dopo il presunto ritrovamento del ceppo virale in un banco di vendita di salmone nel mercato di Xinfadi, che aveva portato i principali supermercati di tutta la Cina a rimuovere il salmone dai propri scaffali a scopo precauzionale.

La conferma del ministro della Pesca della Norvegia

Odd Emil Ingebrigtsen, ministro della Pesca norvegese, ha però confermato che non c’è alcun pericolo sulla sicurezza delle esportazioni. “Possiamo eliminare l’incertezza e il blocco delle esportazioni di salmone verso la Cina” ha dichiarato in una videoconferenza stampa.

Possono così riprendere gli ordini di salmone norvegese che la Cina aveva interrotto lo scorso fine settimana: Ingebrigtsen ha confermato la notizia dopo l’incontro avvenuto nella giornata di martedì tra i funzionari cinesi e quelli norvegesi, in cui entrambi i Paesi hanno concluso che la fonte del nuovo focolaio di Covid-19 non ha avuto origine con i pesci importati dal Paese scandinavo.

Sospiro di sollievo per l’economia norvegese

Le esportazioni di salmone sono molto importanti per l’economia della Norvegia, che grazie a una tradizione secolare nell’ambito della pesca ne è uno dei principali esportatori a livello mondiale. La notizia della ripresa dei rapporti con la Cina, in questo senso, rappresenta un vero e proprio sospiro di sollievo per il Paese nordico: le azioni degli allevatori di salmone, scese lunedì, sono in rialzo nella giornata di mercoledì, con le quotazioni delle aziende leader del mercato, Mowi e Salmar, che avanzano del 3% circa.

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