Austria: lockdown totale in due Land (e non solo per i non vaccinati)

Il lockdown in Austria per i non vaccinati non basta. I Land del Paese più colpiti dall’impennata dei contagi da Coronavirus vogliono imporre il confinamento per tutta la popolazione, in un tentativo di arginare la quarta ondata Covid. E così, da lunedì 22, in Alta Austria e nel Land Salisburgo scatterà un lockdown generale per tutta gli abitanti e non solo per i non vaccinati. “Non abbiamo più grandi margini di manovra”, ha detto il governatore dell’Alta Austria, Thomas Stelzer. Il lockdown durerà “alcune settimane” e si è reso necessario per permettere la operatività degli ospedali. A questo punto non è più escluso neanche un lockdown generale nazionale, con un’incidenza settimanale di 989 ogni 100mila abitanti. Sono invece 1.672 e 1.557 rispettivamente nel Salisburghese e in Alta Austria. Nel Paese nelle ultime 24 ore sono stati registrati altri 15.145 contagi.

Il lockdown per i non vaccinati non è bastato all’Austria

Eppure il modello dell’Austria prevedeva (almeno fino a oggi) che il lockdown venisse applicato soltanto alle persone non vaccinate di età pari o superiore a 12 anni. Uniche eccezioni al confinamento in casa sono le attività di prima necessità. Come: fare la spesa, lavorare, fare una passeggiata e (naturalmente) andare a vaccinarsi. Ora, però, la situazione potrebbe velocemente andare verso una radicalizzazione della situazione.

Il lockdown riservato ai non vaccinati era entrato in vigore lo scorso 15 novembre per una durata complessiva di 10 giorni, ma non si esclude un’ulteriore proroga. Secondo l’agenzia di stampa austriaca Apa, il lockdown “parziale” stava coinvolgendo circa 2 milioni di persone in un Paese che conta 8,9 milioni di abitanti e dove soltanto il 65% della popolazione è vaccinata. Intensificati i controlli della polizia in tutte le città austriache, dove i trasgressori rischiano multe fino a 1.450 euro. Legittimo o meno, il pugno duro del governo austriaco inizia a ottenere i primi risultati con una notevole impennata di somministrazioni. A partire dal primo giorno di lockdown. Ma, a quanto pare, in alcune regioni (se non in tutto il Paese) questo potrebbe non bastare.

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