“Questo è il risultato di una campagna globale che ha coinvolto organizzatori di base, attivisti per la libertà di stampa, legislatori e leader di tutto lo spettro politico, fino alle Nazioni Unite”
Dopo 5 anni di carcere Julian Assange, fondatore di Wikileaks ha lasciato il Regno Unito e potrà tornare in Australia. L’uomo era stato condannato per aver pubblicato con Wikileaks migliaia di documenti militari e dispacci diplomatici riservati di Washington. Nel 2010 la piattaforma aveva pubblicato documenti riservati sulle guerre di Washington in Afghanistan e Iraq, le più grandi violazioni della sicurezza di questo tipo nella storia militare degli Stati Uniti. Dopo aver raggiunto un accordo con il Dipartimento di Stato americano Assange ha lasciato la prigione vicino Londra dove si trovava.
Julian Assange è libero
Il fondatore di Wikileaks “ha lasciato il carcere di massima sicurezza di Belmarsh la mattina del 24 giugno, dopo avervi trascorso 1901 giorni”, si legge in un comunicato pubblicato sull’account X dell’organizzazione. All’uomo “è stata concessa la libertà su cauzione dall’Alta corte di Londra ed è stato rilasciato nel pomeriggio all’aeroporto di Stansted, dove si è imbarcato su un aereo ed è partito dal Regno Unito“, continua il messaggio.
Come mostra il video pubblicato dalla società, Assange ha lasciato il carcere di massima sicurezza di Belmarsh nella giornata del 24 giugno per raggiungere l’aeroporto di Stansted e si è imbarcato su un jet privato con cui ha lasciato il Regno Unito. A bordo ci sarebbe anche un funzionario del governo australiano.
“Questo è il risultato di una campagna globale che ha coinvolto organizzatori di base, attivisti per la libertà di stampa, legislatori e leader di tutto lo spettro politico, fino alle Nazioni Unite. Ciò ha creato lo spazio per un lungo periodo di negoziati con il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, che ha portato a un accordo che non è stato ancora formalmente finalizzato”, viene specificato dall’azienda. “Assange dopo più di cinque anni in una cella di 2×3 metri, isolato 23 ore al giorno, presto si riunirà alla moglie Stella Assange e ai loro figli, che hanno conosciuto il padre solo da dietro le sbarre“, conclude la nota.
“È stato un lungo processo che va avanti da un certo tempo. E’ stata una lunga battaglia, ma ora siamo concentrati a far riunire Julian con la sua famiglia. La cosa più importante è che ora sia libero e finalmente in grado di godersi il cielo azzurro“, ha dichiarato il direttore di WikiLeaks, Kristinn Hrafnsson. “I dettagli di quello che ora succederà usciranno nelle prossime 24 ore, la sua famiglia ora lo sta aspettando in Australia“, ha poi aggiunto.
Secondo quanto riferito dalla Bbc l’uomo avrebbe accettato, nell’ambito dell’intesa, di dichiararsi colpevole dell’unico reato di aver cospirato per ottenere e divulgare documenti riservati della difesa nazionale degli Stati Uniti. Assange ha trascorso in carcere 1.901 giorni, ‘‘in una cella di 2 metri per 3 metri, isolato 23 ore al giorno”, scrive Wikileaks.
Chi è Julian Assange e cos’è Wikileaks
Julian Assange è nato il 3 luglio 1971 a Townsville, in Australia. È noto soprattutto per aver fondato nel 2006 WikiLeaks e per aver pubblicato nel 2010 una serie di documenti riservati del governo degli Stati Uniti riguardanti le guerre in Afghanistan e Iraq. Dopo quell’episodio Assange è stato apprezzato da alcuni come un paladino della libertà di informazione, mentre altri lo hanno accusato di mettere in pericolo la sicurezza nazionale e la vita delle persone. L’uomo ha cercato asilo nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra per evitare l’estradizione in Svezia, dove era ricercato per questioni legali ma nel 2019, dopo che l’Ecuador ha revocato il suo asilo, è stato arrestato dalla polizia britannica.
WikiLeaks è un’organizzazione non-profit internazionale fondata con l’obiettivo di promuovere la trasparenza e la responsabilità nei governi e nelle grandi organizzazioni. Nella piattaforma vengono infatti pubblicati informazioni sensibili e materiale trapelato da fonti anonime e per questo è stata al centro di numerose controversie. L’organizzazione utilizza tecnologie avanzate per garantire l’anonimato delle fonti, proteggendo le persone che forniscono le informazioni da possibili ritorsioni.
Le reazioni
Il primo ministro australiano ha detto di “volere che venga riportato a casa in Australia Julian Assange e che ciò avvenga molto presto“. Antony Albanese ha affermato: “Abbiamo difeso gli interessi dell’Australia utilizzando tutti i canali appropriati per arrivare a un risultato positivo e l’ho fatto fin dall’inizio del mio mandato di primo ministro“. “Sia come leader laburista che come opposizione, ma anche come primo ministro sono stato molto chiaro nel dire che, indipendentemente dalle opinioni che le persone hanno su Julian Assange e sulle sue attività, il caso si è trascinato per troppo tempo. Non c’è nulla da guadagnare dalla sua detenzione e vogliamo che venga riportato a casa in Australia“, ha concluso.
Il ministro degli Esteri australiano Penny Wong ha dichiarato: “Il primo ministro e io siamo stati molto chiari: il caso di Assange si trascina da troppo tempo. Negli ultimi due anni il governo albanese ha sostenuto il suo ritorno a casa” e “il primo ministro ha guidato questi sforzi e ha sollevato personalmente il caso di Assange ai livelli più alti, anche con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il primo ministro[britannico Rishi Sunak“.
La moglie Stella ha scritto su X: “Grazie a chi si è mobilitato per lui. Le parole non possono esprimere la nostra immensa gratitudine a Voi, sì proprio Voi, che vi siete tutti mobilitati per anni e anni per far sì che tutto ciò diventasse realtà. Grazie”.
“Julian è stato rilasciato in un base a un accordo di principio con il dipartimento di Giustizia Usa che ora dovrà essere ratificato da un giudice delle isole delle Marianne settentrionali, che un territorio Usa. Una volta che il giudice avrà ratificato, allora sarà formalmente reale“, ha poi spiegato alla Bbc. “Il suo calvario è finalmente giunto al termine“, ha detto la madre, Christine. “Molti hanno sfruttato la situazione di mio figlio per portare avanti i propri programmi, quindi sono grata a quelle persone invisibili e laboriose che hanno messo al primo posto il benessere di Julian. Gli ultimi 14 anni hanno messo a dura prova me come madre“, ha continuato.