Licenziamenti: quali sono le aziende colpite e la posizione del governo

Proseguono i licenziamenti delle aziende dopo che il governo ha eliminato il blocco. L’ultima in ordine cronologico è stata la multinazionale Timken di Villa Carcina a Brescia. Lunedì mattina ha comunicato la chiusura immediata dello stabilimento. L’azienda fa parte dell’indotto automotive e produce cuscinetti a rotolamento, acciai legati e relativi componenti. I 106 dipendenti sono in sciopero e in presidio permanente, supportati dalle sigle sindacali, tra cui la Fiom-Cgil di Brescia.

Intanto proseguono le proteste degli operai della Gkn di Campi Bisenzio. La multinazionale britannica ha chiuso i battenti nella fabbrica alle porte di Firenze e rischia di lasciare a casa 600 persone, 422 operai più l’indotto. Non solo. Il licenziamento è stato annunciato con una semplice email.

Le altre aziende che hanno avviato le procedure

E non sono le uniche procedure aperte nelle ultime tre settimane. Il 22 luglio scatteranno i licenziamenti per i 400 lavoratori dell’ex Embraco di Riva di Chieri, in Piemonte, azienda che produce compressori per frigoriferi. Al Ministero del Lavoro non si è trovato un accordo sulla proroga della cassa integrazione.

La multinazionale specializzata in elettrodomestici Whirlpool pochi giorni fa ha confermato la procedura per il licenziamento dei 327 lavoratori dello stabilimento di Napoli. Anche in questo caso non sono serviti a nulla i mesi di trattative con gli ultimi governi.

La politica si interroga sulla normativa licenziamenti post Covid

È da alcuni giorni che la politica sta riflettendo su un possibile ripensamento della normativa dei licenziamenti, tema tornato in cima all’agenda politica dopo la serie di annunci di chiusure. Nel caso della Gkn, gli operai hanno saputo la notizia attraverso una mail. Modalità definite “inaccettabili” anche dal ministro del Lavoro Andrea Orlando del Partito Democratico. E il segretario dei dem, Enrico Letta, è andato oltre. “Se questo è l’andazzo dopo il 30 giugno, vuol dire che va cambiato”, ha dichiarato. Chiedendo al governo di rivedere la misura.

Infine le parole di Giancarlo Giorgetti, altro esponente del governo, ma in quota Lega. “Licenziamenti? Inevitabile che queste cose accadano, ma non in questo modo. Non vogliamo il Far West“, ha commentato il Ministro per lo Sviluppo Economico. Mentre il viceministro del dicastero, Alessandra Todde, durante un incontro in Prefettura per discutere sulla sorte degli operai della Gkn ha utilizzato toni duri nei confronti dell’azienda. “Ha scelto totale chiusura, di non confrontarsi, e ha dato quasi l’idea che le istituzioni di questo Paese non contassero nulla”.

Cosa ha deciso il governo sul blocco dei licenziamenti

Il blocco dei licenziamenti è stata una delle misure cardine adottate per contrastare le ricadute economiche della pandemia. Il governo ha modificato la misura che impediva i licenziamenti per tutte le imprese che usufruivano della “cassa integrazione Covid” lo scorso 30 giugno. E ha prorogato il divieto di licenziare fino al 31 ottobre solo per i settori del tessile, del calzaturiero e della moda.

La direttrice di Confindustria, Francesca Mariotti, in audizione alla Camera il 31 maggio aveva rassicurato. “Non c’è da aspettarsi un’emorragia di lavoratori, ma un aggiustamento fisiologico”. Non è però chiaro il livello ritenuto “fisiologico” da Palazzo Chigi.

Dalla parte opposta, ovviamente, ci sono le pressioni dei sindacati. Dopo una lunga trattativa era stato firmato l’accordo con il governo. Ma la serie di licenziamenti rischia di rendere insostenibile la situazione per i sindacati. E infatti oggi a Firenze le sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil sono scese in piazza dopo aver indetto lo sciopero generale territoriale.

Impostazioni privacy