Kasanova, l’ad scrive a Conte: “Chiusure inique e spesso immotivate”

Le misure restrittive introdotte dal governo, volte a fermare il dilagare dei contagi da Coronavirus, continuano a far discutere. Pur riconoscendo la necessità di tutelare la salute di tutti, è altrettanto importante preservare la situazione economica del nostro Paese. Questo ha spinto così Maurizio Ghidelli, Amministratore Delegato di Kasanova SpA, a scrivere al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, manifestando la propria insoddisfazione. Aperture e chiusure si sono infatti rivelate “inique e spesso immotivate“.

La presa di posizione dell’ad di Kasanova al governo: la lettera a Conte

Ghidelli esprime senza mezzi termini al governo la propria opinione per le decisioni prese tramite il decreto legge varato lo scorso 3 novembre, che introduce alcune limitazioni importanti in merito all’apertura di alcuni punti vendita e per alcune tipologie specifiche di prodotto. La sua azienda, che 550 negozi e duemila dipendenti in tutta la Penisola, si sente infatti fortemente penalizzata.

La sua presa di posizione è stata espressa in una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio. In quel provvedimento è stata  “concessa la vendita di alcune categorie di prodotto – come ad esempio quella degli elettrodomestici – considerate utili ad assecondare le necessità del periodo, generate da una casa vissuta più intensamente per via della pandemia. Qui nasce la prima diseguaglianza commerciale – fa notare l’Amministratore Delegato di Kasanova SpA -: perché una pentola a pressione elettrica deve essere considerata utile per la casa, e quindi vendibile al pubblico, mentre una pentola a pressione adatta ai fuochi tradizionali no?”.

Un altro aspetto preso in considerazione coinvolge le restrizioni per i negozi presenti nei centri commerciali. La misura penalizza proprio un marchio importante come Kasanova: “Nel Dpcm del 3 novembre – scrive ancora Ghidelli – si è perpetrata poi un’ulteriore discriminazione, per altro già iniziata con il lockdown di novembre, nei confronti dei centri commerciali: nei giorni festivi e prefestivi dovranno rimanere chiusi anche a dicembre…”. Questa non è però l’unica disuguaglianza:. All’interno dei centri commerciali chiudono i negozi ma rimangono aperti supermercati, dove è consentito  vendere tutte le categorie merceologiche“. Si lascia così la strada spianata alle vendite web non italiane, che traggono un vantaggio da queste “decisioni destabilizzanti”.

L’appello di Ghidelli al premier: resterà inascoltato?

L’auspicio di Ghidelli è che la sua presa di posizione non resti inascoltata. Altrimenti alla già grave situazione che il nostro Paese sta vivendo sul piano sanitario, si aggiungerebbe una crisi economica ancora più grave.

L’ad si augura così possa essere possibile “appianare urgentemente queste disuguaglianze che rendono impossibile alla classe imprenditoriale di competere tra pari”.

Queste misure, infatti, mettono in pericolo il futuro di tante famiglie: “Stiamo parlando del destino di centinaia di migliaia di persone che vivono del lavoro svolto nei centri commerciali e che, dovendo chiudere a dicembre, dovranno affrontare una situazione difficile e faticosissima. Perché chiudere i centri commerciali a dicembre? – osserva ancora Ghidelli -. Si diceva che avremmo fatto sacrifici a novembre per poter riaprire i negozi a dicembre. Per negozi credo sia giusto intendere tutti i punti vendita, senza discriminazioni…”.

Maurizio Ghidelli conclude il suo appello invitando il premier Conte a recepirlo come “una forma di protesta gentile ma accorata”.

Impostazioni privacy