Terza dose, “richiamo” o “booster”? Risponde la Crusca

Richiamo“, “booster” e “dose addizionale”. Perché tante parole per definire la terza dose di vaccino? Esiste una qualche differenza tra i diversi termini indicati o si tratta semplicemente di sinonimi? A dissipare ogni dubbio è intervenuta l’Accademia della Crusca, da sempre custode del tesoro della lingua italiana, che boccia drasticamente il ricorso al termine inglese “booster”.

“Booster” o “richiamo”, quale termine per la terza dose?

Il Presidente della Crusca, Claudio Marazzini, non ha alcun dubbio in merito. Il ricorso al termine inglese “booster” è assolutamente superfluo, in quanto la lingua italiana già dispone di un lemma opportuno. Perché ricorrere all’inglese e generare ulteriore confusione, quando si può tranquillamente adoperare l’italianissimo “richiamo”? Peraltro si tratta di un vocabolo già ampiamente in uso e conosciuto dagli anni Cinquanta, quando entra in voga per definire la dose di rinforzo del vaccino contro il tetano.

Perché la Crusca ha bocciato il termine “booster”

Come ricorda Marazzini, nella circolare diramata dal Ministero della Salute, la prima volta che compare, il termine “booster” è posto tra virgolette, con la traduzione tra parentesi, dopo non più. “Se ne spiega però anche il banale significato di richiamo, seppure tra  parentesi“, osserva Marazzini, evidenziando il ricorso superfluo a un termine di difficile comprensione per la maggior parte della popolazione italiana. “La diffusione indiscriminata e acritica, tramite i media e non solo, della parola booster da sola e senza l’equivalente italiano, che pure esiste, mostra che ancora una volta si è persa l’occasione di aiutare gli italiani a capire meglio. Forse per educarli all’abbandono della loro lingua, o per dimostrare che l’italiano non ha parole adatte“, prosegue Marazzini. E conclude: “E questo non è vero, perché richiamo, per i vaccini, esiste dalla prima del Novecento“.

Richiamo e dose addizionale: che differenza c’è?

Ma allora non vi è alcuna differenza tra “booster”, “richiamo” e “dose addizionale”? Per evitare ulteriore confusione, è doveroso fare alcune distinzioni. Se “booster” e “richiamo” possono considerarsi sinonimi, in quanto indicano la dose di richiamo, non si può dire altrettanto di “dose addizionale“. Essa si riferisce a una dose aggiuntiva di vaccino a completamento del ciclo vaccinale primario, somministrata al fine di raggiungere un adeguato livello di risposta immunitaria, nei soggetti immunodepressi. Infatti, se la dose booster va somministrata dopo almeno 6 mesi, la dose addizionale entra in gioco ad almeno 28 giorni dall’ultima dose.

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