Gennaio, il mese che non passa mai. Ecco perché

Gennaio sembra interminabile? Scopri perché la percezione del tempo cambia dopo le feste e quali fattori la influenzano

Gennaio è un mese come tanti altri. Ha lo stesso numero di giorni di altri mesi dell’anno e non presenta particolari anomalie. Tuttavia, molte persone lo percepiscono come il mese più lungo di tutti. Questa sensazione diffusa è spesso associata al fatto che segue un periodo ricco di festività, come dicembre, e si presenta con meno occasioni di svago. Ma non è solo una questione di calendario: la nostra percezione del tempo è influenzata da diversi fattori psicologici e ambientali.

Gennaio, perché si pensa che non passi mai?

Il tempo non è vissuto allo stesso modo da tutti. Ogni persona ha una percezione soggettiva della sua durata, influenzata da vari elementi, tra cui stimoli sensoriali, memoria e attenzione. Eventi eccezionali possono accentuare queste differenze. Un esempio chiaro è stato il lockdown durante la pandemia di Covid-19, che ha dato a molti la sensazione che i mesi non finissero mai.

Gennaio, il mese che non passa mai. Ecco perché
Gennaio, il mese che non passa mai. Ecco perché – Pexels @Brigitte Tohm – Newsby.it

 

Gli studi in psicologia dimostrano che il tempo sembra scorrere più velocemente quando siamo impegnati in attività piacevoli, mentre tende a dilatarsi nei momenti di noia o monotonia. La presenza di stimoli forti, come quelli tipici del periodo natalizio, altera la percezione temporale. Dicembre, con i suoi regali, riunioni e celebrazioni, è un mese che genera emozioni intense e rilascia dopamina, il neurotrasmettitore legato al piacere. Quando queste sensazioni svaniscono con l’arrivo di gennaio, il contrasto può far apparire il mese più lungo e statico.

La dopamina non è solo legata al piacere, ma anche alla paura. Uno studio del 2011 ha dimostrato che le persone che guardano un film horror tendono a percepire il tempo in modo più lento. Questo perché l’eccitazione emotiva influisce sul cosiddetto “orologio interno“, il sistema con cui misuriamo inconsciamente il passare del tempo.

Nel caso di gennaio, l’effetto può essere simile: il ritorno alla routine lavorativa dopo il periodo di festività, con meno stimoli e meno opportunità di svago, può causare un senso di noia, che porta alla percezione di un mese che non finisce mai.

Zhenguang Cai, ricercatore dell’University College London, ha spiegato che la noia incide fortemente sulla percezione del tempo. Tornare a lavorare dopo le vacanze di Natale può risultare particolarmente faticoso, poiché si passa da un periodo di libertà e divertimento a uno scandito da impegni e scadenze.

Uno studio del 2010 ha confermato questa dinamica: a un gruppo di studenti universitari è stato chiesto di svolgere un esercizio ripetitivo. Alcuni hanno impiegato cinque minuti, altri venti, ma a entrambi è stato detto che il tempo trascorso era di dieci minuti. Chi aveva impiegato meno tempo ha riferito di essersi divertito e di aver avuto l’impressione che il tempo fosse passato rapidamente. Chi, invece, aveva svolto l’attività per venti minuti, ha percepito il tempo come interminabile e ha trovato l’esperienza noiosa.

Questa ricerca suggerisce che più a lungo percepiamo un periodo di tempo, meno ci divertiamo e più tendiamo a lamentarcene.

Non è solo la fine delle festività e il ritorno alla routine a rendere gennaio un mese infinito. Anche fattori ambientali giocano un ruolo importante.

Le giornate invernali sono ancora corte e la luce naturale è scarsa, condizione che può dare l’impressione che la giornata finisca prima del previsto. David Whitmore, professore di cronobiologia presso lo University College London, ha sottolineato che il buio precoce porta a percepire il tempo in modo diverso, facendo sembrare la serata più lunga e il giorno più breve.

Inoltre, nell’emisfero settentrionale, gennaio è uno dei mesi più freddi dell’anno. Il freddo scoraggia le attività all’aperto e riduce le occasioni di socialità, rendendo il mese meno dinamico rispetto a periodi più miti. Anche la diminuzione degli incontri sociali, soprattutto quelli spontanei, contribuisce alla sensazione di un tempo che scorre più lentamente.

La combinazione di tutti questi elementi – il ritorno alla routine, la mancanza di stimoli, le giornate corte e il clima rigido – contribuisce a rendere gennaio il mese che più di tutti sembra non finire mai. Nonostante abbia lo stesso numero di giorni di altri mesi, è vissuto in modo diverso perché segna un brusco passaggio da un periodo festoso a uno più monotono.

Sebbene sia una percezione soggettiva, è un fenomeno condiviso da molte persone, dimostrando che il nostro “orologio interno” è influenzato non solo da fattori biologici, ma anche da esperienze e abitudini.

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