Variante inglese, Bollate zona rossa: “Per noi è una guerra, non è finita”

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C’è preoccupazione, e non potrebbe essere altrimenti, a Bollate, nell’hinterland milanese, uno dei quattro comuni della Lombardia (gli altri sono Castrezzato, Mede e Viggiù) che dalle ore 18 di mercoledì 17 febbraio entreranno ufficialmente in zona rossa, con le misure restrittive più pesanti a causa dell’insorgere di focolai della temuta variante inglese del coronavirus. L’ordinanza, che resterà in vigore almeno fino al 24 febbraio, prevede il cosiddetto ‘lockdown duro’, con le misure previste per la zona rossa attiva fino a poche settimane fa in tutta la Regione.

Variante inglese, zona rossa a Bollate: la preoccupazione del sindaco

Nel commentare la notizia, il sindaco di Bollate Francesco Vassallo (che nemmeno una settimana fa aveva escluso un’eventualità del genere) ha chiarito che si tratta di una misura preventiva: “Sono stato informato dal presidente Fontana che a seguito della riunione del Comitato tecnico-scientifico regionale sui dati di Ats relativi allo screening di comunità, eseguito in questi giorni e non ancora concluso, si è valutato utile, in via preventiva, procedere alla zona rossa sul territorio bollatese”.

“Il sequenziamento nella ricerca del genotipo richiede dai quattro ai sette giorni. Ad oggi siamo alla ricerca di una decina di casi, presumo però che siano di più” ha poi aggiunto il primo cittadino di Bollate, che non ha nascosto una certa preoccupazione per quel che riguarda l’evoluzione della situazione sanitaria del suo Comune.

La paura va oltre il Covid: “Il lavoro è già poco, è una guerra”

“È stata una notizia sconcertante – il commento del titolare di un bar nel centro della città, uno degli esercizi che dovrà limitare fortemente la sua apertura a causa della zona rossa -. Per noi già il lavoro era poco, facciamo fatica ad affrontare le spese. Ora faremo quello che potremo con l’asporto. Avremmo bisogno di aiuto concreto, perché questa è una guerra e per noi è infinita. Invece dobbiamo vedercela unicamente con le nostre forze. Dobbiamo resistere”.

C’è anche chi promuove in toto l’ordinanza regionale. “È giusto, la zona rossa è inevitabile, anzi bisognava farla prima – le parole di un cittadino -. Ci sono in giro troppe persone, alcune senza mascherina, io non me ne capacito. Due o tre varianti? Non mi sorprenderei se nei prossimi mesi ce ne fossero di più, e anche più contagiose. E gli ospedali, come il Sacco, sono ormai al limite”.

“Noi italiani siamo un po’ stupidi – commenta infine un altro bollatese -. Se non ci toccano il portafogli va bene qualunque cosa: zona gialla, però, non vuol dire ‘liberi tutti’. E invece c’è in giro un mucchio di gente che non ha la mascherina: sono appena passato dal bar, ho visto cinque persone allo stesso tavolo. È vero, deve intervenire il barista, ma è la gente stessa che deve capire, stare attenta: è una situazione pericolosa”.

 

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