Stop a mascherine all’aperto?
Per il Gimbe è il momento buono

In attesa di capire se il Cts darà farà cadere l’obbligo di indossare le mascherine all’aperto (in assenza di assembramento) dal 28 giugno o dal 5 luglio, Nino Cartabellotta prende una netta posizione a favore di questa autorizzazione. il presidente della Fondazione Gimbe afferma, infatti, che i tempi sono maturi perché le mascherine possano essere tolte all’aperto, tranne che in alcuni contesti “che possono favorire il contagio e che pertanto richiedono cautela″.

Mi pare che la gente abbia già deciso. Oggi sono stato a Riccione e in mancanza di ogni controllo la metà delle persone non la portava. Il 40% la teneva sotto al naso o al mento. Noi che la portavamo eravamo il 10%″. Sappiamo che all’aperto, in assenza di aerosol, il rischio di contagio si abbatte. In più la diffusione del virus al momento è molto bassa, circa 20 nuovi casi settimanali ogni 100mila abitanti. D’estate poi tutti i virus respiratori circolano meno. Quindi sì, la mascherina all’aperto possiamo toglierla, soprattutto se siamo vaccinati. Ma dobbiamo rimetterla se non possiamo restare distanti o se ci troviamo in situazioni in cui si urla o si canta. In questo caso il virus si diffonde più facilmente″.

Occhio però a non abbassare la guardia senza le mascherine all’aperto

“La copertura vaccinale comincia ad allargarsi”, prosegue Cartabellotta nell’intervista a Repubblica. “All’appello però mancano due milioni e mezzo di ultrasessantenni e per questo, qualunque cosa decida la politica, serve buon senso”. Anche perché è “normale che oltre una certa soglia le prenotazioni volontarie si esauriscano. Con l’estate e le vacanze poi molti possono trovare più comodo rimandare il vaccino a settembre. Ma se la voglia di vaccinarsi calerà troppo, bisognerà cambiare, utilizzando strategie di chiamata attiva: andando a cercare le persone che mancano all’appello. Occorrerà chiamare, spiegare, convincere. Se non basterà, il passo successivo, che alcuni paesi già adottano, è quello degli incentivi. Lì la fantasia può sbizzarrirsi. Non so se ci si arriverà anche in Italia. L’importante è organizzarsi per tempo e non permettere alla campagna di rallentare troppo a lungo.

Quanto all’autunno che ci attende, ″fatico a immaginare che rivivremo le ondate del passato”, afferma Nino Cartabellotta, “soprattutto in termini di ricoveri ospedalieri. Il virus continuerà a circolare, ma i vaccini eviteranno le conseguenze più serie per chi si contagia. I dati dell’Istituto superiore di sanità dicono che l’immunizzazione protegge all′80% dal contagio, al 90% dal ricovero e al 95% dal decesso”. Il presidente della Fondazione Gimbe assicura che ci troviamo “a un livello di circolazione del virus abbastanza basso da poter riprendere il tracciamento dei casi, ma purtroppo le regioni sono disincentivate, per paura di dover uscire dalla zona bianca. Dovremmo anche potenziare il sequenziamento del virus per accorgerci in tempo delle varianti. Se non lo facciamo ora che la situazione è calma, resteremo in balia degli eventi. Rischiamo di vedere gli effetti di una variante più contagiosa solo dopo l’aumento dei casi″.

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