Riaperture, perché sono state così parziali? Spunta lo studio “segreto”

Uno studio “segreto”, i cui dati sono stati forniti da Stefano Merler (Fondazione Bruno Kessler) al Governo e che spiegano per quale motivo le riaperture varate dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, sono state parziali e all’insegna della grande cautela. Il tutto è riportato sul ‘Corriere della Sera’, che evidenzia come il numero delle vittime provocate dal Coronavirus rischia di rimanere stabile fino al prossimo mese di luglio.

Riaperture: il modello statistico che ha indotto alla prudenza

Il tutto emerge da un modello statistico a cura di Stefano Merler, il matematico-epidemiologo della Fondazione Bruno Kessler che fa i conti per l’Istituto superiore di Sanità e il ministero della Salute dal febbraio 2020. I suoi conti, a tutt’oggi, non hanno mai tradito e per questo sono interessanti i calcoli che ha prodotto sugli effetti che le prime riaperture del 26 aprile potrebbero presentare in vista del 15 luglio.

Si tratta di calcoli che il Governo mai ha reso pubblici, ma che secondo il ‘Corriere’ sono stati “determinanti per frenare le riaperture considerate troppo rischiose chieste dal leader della Lega Matteo Salvini“. Il dato di partenza è costituito dall’indice Rt, che tra il 31 marzo e il 13 aprile è stato dello 0,81. Ebbene, anche solo con le misure attualmente adottate il timore è quello di una risalita al livello di 1. In quel caso i decessi tornerebbero circa 200/300. Se le cose andassero ancora peggio, i dati sarebbero ancora più drammatici: con un indice di 1,1 i decessi quotidiani sarebbero 300 il 24 giugno e 600 a luglio. Arrivando a 1,25, in estate si raggiungerebbero 1.200/1.300 vittime al giorno. Questo l’attuale rischio che si correrebbe senza restrizioni aggiuntive, e con un “liberi tutti”.

L’obiettivo del Governo da qui al 15 luglio

D’altra parte, se il governo avesse deciso di rimandare le riaperture di due settimane (e quindi al 12 maggio), i decessi giornalieri si sarebbero dimezzati. Questo perché le misure meno severe sarebbero arrivate con un numero di casi giornalieri decisamente inferiore a quello attuale. È la cosiddetta incidenza, che trascina con sé inevitabilmente una percentuale di morti. Il più recente report del Cts, aggiornato al 18 aprile, denuncia 157 casi a settimana ogni 100 mila abitanti. Perché l’epidemia sia sotto controllo bisogna arrivare a 50. Senza riaperture, che incidono sull’innalzamento della curva di infezioni, tali casi sarebbero stati molto più bassi tra 15 giorni.

Ora, aggiunge lo studio di Merler, è fondamentale non far tornare l’indice Rt sopra il livello di 1. Che però, rispetto al nostro attuale 0,81, è pericolosamente vicino. Dobbiamo in altre parole tenerci stretta quella differenza di 0,19, che già è stata rimessa in discussione con il riavvio della scuola in presenza. Ma il livello di guardia è vicino, e quel fatidico 1 costringerebbe a nuove chiusure. Cosa che il Governo vuole evitare. Forte anche dell’abbassamento della letalità del virus grazie al vaccino. Altro dato di cui i calcoli di Merler tengono conto.

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