Montagna e alpinismo, le cifre record tra soccorsi e decessi

Oggi, lunedì 11 ottobre, è stato ritrovato senza vita il corpo dell’alpinista 34enne disperso da sabato sul Monviso, la montagna più alta delle Alpi Cozie e dell’omonimo gruppo montuoso. Il corpo dell’uomo è stato individuato dai soccorsi sul versante nord della montagna, oltre 400 metri a valle della cresta nord ovest. Ogni anno, sulle montagne italiane, e non solo, sono purtroppo centinaia le vittime.

I dati del CNSAS, record di interventi nel 2020

Secondo i dati pubblicati nel 2021 dal CNSAS, il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, nel 2020 è stato stabilito il “record” di interventi di soccorso nella storia del corpo. In totale, infatti, il CNSAS ha compiuto oltre 10mila missioni, pari a oltre 29mila giornate e all’impiego di più di 43mila soccorritori. Inoltre, di queste oltre 7mila sono state realizzate su terreno impervio.

Nel 2020, secondo i dati, sono state più di 450 le vittime della montagna. È stato così superato il record del 2019, che a sua volta aveva registrato un aumento rispetto al 2018, con il passaggio da 9.554 interventi a 10.234. Dall’analisi del CNSAS è emerso che al primo posto delle chiamate al soccorso alpino, nel 2020, c’è l‘escursionismo (46,6%). A seguire, con cifre meno importanti, lo sci alpino e l’alpinismo. Tra le cause emerse dall’analisi ci sarebbero cadute e/o scivolate, ma anche perdita dell’orientamento, sfinimento e ritardi. Tra le principali cause di incidenti in montagna troviamo anche malori e condizioni meteo sfavorevoli.

Montagna, meta privilegiata dei turisti in estate

Per quanto riguarda invece i soggetti soccorsi, l’analisi ha rivelato che nel 2020 sono stati 9824. Di questi il 41,7% feriti leggermente e il 37% illesi. Le cifre scendono poi quando si parla di feriti gravi (13,4%), feriti in pericolo di vita (2,3%), decessi (4,7%) e dispersi (0,9%).

Confrontando i dati del 2020 con quelli dell’anno precedente è emerso che, nonostante la pandemia da Covid-19, l’incremento degli interventi è stato minimo. Questo anche perché le limitazioni e i lockdown hanno portato a lunghi periodi di assenza degli alpinisti ed escursionisti dalle montagne. Durante il periodo estivo, però, queste hanno cominciato a “ripopolarsi” di turisti diventando, secondo l’analisi del CNSAS, la meta privilegiata di tantissimi italiani.

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