Maestre comunali fanno la limonata in piazza a Torino: “Ci spremono”

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Siamo spremute come un limone. È lo slogan della CISL, ma soprattutto è il nostro stato d’animo. Perché le disposizioni di servizio dello scorso anno e di quest’anno, volute da questa amministrazione, non tengono assolutamente conto del fatto che il nostro lavoro presuppone caratteristiche, abilità e competenze particolari“. Questa la protesta delle maestre comunali di Torino.

Perché le maestre fanno la limonata

La manifestazione, come atto simbolico, ha visto le maestre preparare bottiglie e bottiglie di limonata. “Il nostro mestiere ha delle competenze che non rientrano nel servizio con i bambini – si lamentano –. Le ore in presenza hanno un valore, soprattutto se sono supportate da tutta una serie di altre cose. L’organizzazione del servizio dello scorso anno e di quest’anno è stata pseudo giustificata dall’emergenza Covid. Ma l’emergenza non c’entra nulla“.

Sta di fatto che la nuova organizzazione ha previsto un aumento delle nostre ore in presenza, che rende carente il nostro lavoro – spiegano le maestre di Torino –. Il Comune dice invece che dovremmo fare tutto. Anche se ci aumentano le ore di servizio“.

Problemi con i bambini, ma anche le famiglie

Le maestre denunciano problemi anche con i loro giovani allievi: “Negli ultimi tempi c’è stata una perdita di qualità, soprattutto nella relazione con i bambini e con le famiglie. Il servizio si è impoverito. Questo va a incidere sulla motivazione degli insegnanti, perché non lavoriamo per il benessere globale. Noi continuiamo ad andare avanti, ma si potrebbe fare di più. Le risorse ci sono state, all’inizio. Perché vent’anni fa c’erano le risorse, ma nel tempo le abbiamo perse“.

Le famiglie e i bambini, in questo tempo storico, hanno molti più bisogni e richiedono molte più attenzioni – osservano le maestre –. Il nostro è un lavoro di qualità, che si fa sia frontalmente con i bambini nel quotidiano a scuola che fuori dalla scuola. Perché c’è tutta la rielaborazione delle esperienze e tutta la parte dei colloqui. Ora ci chiedono di alzare il carico in presenza, peraltro con poco riconoscimento“.

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