Lockdown, il no è generalizzato:
le dichiarazioni di Conte e Johnson

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Un no generalizzato al lockdown, specie se a carattere nazionale. L’indicazione arriva dall’Italia e non solo, perché anche il Regno Unito esclude che possa essere nuovamente presa una soluzione tanto radicale per contrastare il Coronavirus. Una linea adottata parimenti dai premier dei due Paesi, Giuseppe Conte e Boris Johnson, nonostante le differenze nella gestione della pandemia che i rispettivi governi hanno dimostrato in questi mesi.

Conte spiega perché non varerà un lockdown

Escluderei un nuovo lockdown – afferma infatti da Taranto il premier italiano Giuseppe Conte – e lo dico a ragion veduta. Perché abbiamo lavorato proprio per prevenire il ricorso a una soluzione di questo tipo a livello generalizzato. Nel frattempo abbiamo rafforzato le strutture ospedaliere e la risposta del sistema sanitario. Siamo molto avanti, facciamo un numero di test impressionante. Addirittura con l’ultima circolare del ministero della Salute potremo ridurre anche la quarantena dai 14 giorni iniziali“.

Conte spiega quindi come l’Italia intende fronteggiare l’aumento dei contagi, senza prendere soluzioni che costringano l’intera cittadinanza a restare chiusa in casa. “Abbiamo anche la possibilità di introdurre nuovi test ancora più rapidi. Insomma, abbiamo adottato una serie di misure e abbiamo un sistema di monitoraggio molto sofisticato. Se proprio questa curva dovesse continuare a risalire, prevedo qualche cosiddetto lockdown molto circoscritto territorialmente. Non siamo però più nella condizione di intervenire in modo generalizzato sul territorio nazionale o su altre aree del territorio“, afferma il presidente del Consiglio.

Johnson: “Scelta logica, ma non giusta”

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Parole non così diverse arrivano anche da Londra, dove il premier Boris Johnson detta la linea nel suo intervento alla Camera dei Comuni. Il capo del governo britannico spiega che “il numero di casi di Covid-19 è quadruplicato nelle ultime tre settimane e ci sono più persone in ospedale rispetto a quando il Paese è entrato in lockdown, il 23 marzo“. Ma questo non basta a giustificare soluzioni radicali.

I morti sono già in aumento. Ovviamente che chi dice che in base a questa logica dovremmo tornare a un lockdown nazionale completo, dalla durata indefinita. Questo ci costringerebbe a chiudere scuole e aziende, chiedendo alle persone di rimanere a casa come abbiamo fatto a marzo. Una soluzione che ci porterebbe a chiudere ancora una volta le nostre vite e la nostra società. Tuttavia questa sarebbe una scelta logica, ma non è la strada giusta“, spiega Johnson.

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