Green pass, la controffensiva No vax tra test falsi e Qr copiati

L’entrata in vigore dell’obbligo di green pass in tutti i luoghi di lavoro, pubblici e privati, spinge i No vax e in contrari alla certificazione verde a sperimentare nuovi metodi per aggirare i controlli. Il primo, quello di acquistare sul web dei pass falsi, sulla scia del ‘modello’ francese, si è rivelato fallimentare. Numerose, infatti, sono state le truffe ai danni di chi ha tentato di reperirne uno attraverso dark web o canali Telegram.

Green pass, le scorciatoie No vax

Con un triplice effetto negativo, peraltro: l’aver dato in pasto a potenziali cybercriminali i propri dati personali; l’aver ottenuto un green pass del tutto inutile; l’aver perso grosse somme di denaro, fino a centinaia di euro. Tutto pur di non vaccinarsi o di non sottoporsi a dei controlli anti Covid regolarmente. Nemmeno l’introduzione di prezzi calmierati in farmacia nell’ultima bozza del decreto (ora in Gazzetta Ufficiale) sembra aver fatto desistere gli ‘irriducibili’ dal cercare delle scappatoie.

Secondo un’indagine del Corriere della Sera, il sistema più diffuso è quello anche più semplice. Siccome al momento del controllo con l’apposita app non vengono chiesti documenti d’identità dei clienti, c’è chi riesce ad accedere semplicemente mostrando il codice Qr di un’altra persona. Il metodo è molto facile: basta infatti fare uno screenshot del codice quadrato, inviandolo poi a qualcun altro, ed ecco che con la scansione del Qr appare sempre la spunta verde.

Caccia a medici e sanitari ‘infedeli’

C’è poi la questione dei medici ‘infedeli’. Regione Lombardia avrebbe ad esempio ricevuto qualche segnalazione di sanitari disposti a firmare delle false dichiarazioni di avvenuta vaccinazione anche in cambio di denaro. Ma c’è anche chi – secondo il Corsera sarebbero sette casi tra Milano e provincia, finora – presenta un esito positivo falsificato dei test anti Covid per ottenere la certificazione verde dopo la guarigione.

Le autorità sanitarie sono riuscite a scoprirlo semplicemente verificando con la farmacia in cui questi No vax sostenevano di aver eseguito i tamponi. Gli esiti falsi, infatti, non risultavano all’interno del database del Ministero della Salute, non essendo quei test mai esistiti. E i furbetti si sono beccati una denuncia penale.

La sospensione dal lavoro

Infine, è complesso pure il lavoro delle Asl che devono vigilare sui sanitari che non si sono vaccinati. Da un lato c’è chi ha presentato più volte la ricevuta della prenotazione della somministrazione, salvo poi cancellarla subito dopo; dall’altro chi ha tentato di sottrarsi alle verifiche.

Se l’operatore non risponde entro cinque giorni alla raccomandata o alla Pec dell’Asl, ne riceve una seconda di ‘avvertimento’. Se anche in questo caso l’interessato non si fa vivo, scatta in automatico la notifica di sospensione, inoltrata anche al datore di lavoro e all’ordine professionale di appartenenza.

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