Gianni Agnelli, 100 anni fa
nasceva l’Avvocato: il ritratto

“Hanno fatto un’inchiesta: novantanove cittadini su cento sanno chi è il Papa, tutti conoscono Gianni”, raccontava Enzo Biagi nel suo libro Il signor Fiat. Del resto Gianni Agnelli, di cui oggi si celebrano i 100 anni dalla nascita, è sempre stato considerato il “Re d’Italia senza corona” nell’immaginario collettivo. Icona di stile ed eleganza, tifoso appassionato della Juventus e della Ferrari, mecenate delle arti, senatore a vita. “L’ultimo signore d’Italia” per il magazine Stern.

Laureato in legge, non ha mai praticato l’attività forense. Ma è stato comunque l’Avvocato più famoso d’Italia. Simbolo dell’establishment con la erre moscia e l’orologio sul polsino, Gianni Agnelli era l’uomo che piaceva alle donne e incantava i potenti. ‘Ricercato’ da cronisti e commentatori per le sue battute fulminanti e ironiche. Un profilo cosmopolita per le sue relazioni internazionali, seppur sempre profondamente italiano.

Gianni Agnelli e il rilancio della Fiat

Nato a Torino il 12 marzo 2021, l’Avvocato si chiama come il nonno Giovanni, senatore e fondatore della Fiat. Suo padre Edoardo, unico erede maschio, scompare nel 1935 per un incidente aereo quando Gianni è ancora un adolescente. Alla stanza dei bottoni arriva nel 1966 dopo gli anni della “dolce vita”. Un periodo vissuto all’interno nel mondo del jet set internazionale, tra Costa Azzurra, Saint Moritz e New York. Il miracolo economico è finito, è un momento difficile contrassegnato dalle tensioni sociali, l’autunno caldo. E Agnelli si contraddistingue per la sua capacità di mediare tra le parti sociali. Proprio il suo equilibrio lo porta dal 1974 al 1976 alla presidenza della Confindustria. Poi la crisi e lo scontro sindacale della fine degli anni ‘70, l’accordo con la Libia di Gheddafi, il terrorismo. Negli anni ’80 il rilancio dell’azienda affiancato da Cesare Romiti, a cui lascerà la presidenza.

L’amore decennale nei confronti della Juventus

Ai successi di imprenditore si affiancano le tragedie private: il suicidio del figlio Edoardo e la morte prematura del nipote Giovannino. Nella sua biografia c’è sempre stata una costante: la volontà di salvaguardare la principale attività industriale della Fiat. Lo dimostrano due progetti che non andranno in porto: l’accordo con la Ford nel 1985 e l’alleanza con General Motors nel marzo 2000. Il calcio è stato un grande amore per lui. Presidente della Juventus dal 1947 al 1954, ha mantenuto la carica di presidente onorario ed è stato sempre vicino alla squadra. Alla sua morte, il 24 gennaio 2003, lo salutano, commosse, migliaia di persone.

Non ci saranno eventi per celebrare i cento anni dalla nascita perché il Covid non lo consente. Ma la sua figura sarà ricordata su quotidiani, tv e social media. Il Ministero dello Sviluppo Economico emetterà un francobollo commemorativo.

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