Gaia von Freymann, celebrazione del suo 20esimo compleanno con una cena di beneficienza

“Sono passati tre compleanni da quando la mia Gaia è volata in cielo. Nel primo, quello dei suoi diciassette anni ero ancora nella fase di realizzazione della sua scomparsa, ancora non ci credevo e avevo avuto la forza di invitare tutti i suoi amici a casa. Per gli altri due non ce l’ho fatta, mi sono quasi nascosta, ma per i suoi vent’anni dovevo organizzare qualcosa di significativo”

Racconta così Gabriella Saracino, 50 anni, mamma di Gaia von Freymann, la sua unica figlia investita e uccisa da una macchina mentre attraversava le strisce pedonali a 16 anni insieme alla sua amica coetanea Camilla Romagnoli, nella tradiga notte del 21 dicembre 2019 in corso Francia a Roma.

Da quel tragico avvenimento durante il quale, vedendo i due corpi sull’asfalto di corso Francia, Gabriella Saracino apprese di essere diventata orfana di sua figlia.

Alla guida dell’auto incriminata c’era Pietro Genovese, figlio del regista Paolo, il quale era risultato positivo agli esami alcolemici e tossicologici. Dopo la condanna in primo grado a otto anni per omicidio stradale plurimo, nel 2021 i giudici della corte d’assise di Roma hanno concordato a una pena ridotta a cinque anni e quattro mesi, con l’obbligo di dimora e la permanenza notturna del giovane ai domiciliari dalle 22.00 alle 07.00 di mattina.

Gaia von Freymann, la ragazza uccisa investita da Pietro Genovese
Foto | Associazione GAIA von Freymann https://www.associazionegaiavonfreymannsaracino.it/

La mamma di Gaia von Freymann: “Mi curo come i reduci del Vietnam”

“Inizialmente mi sono rivolta a Save the parents, associazione che organizza terapie di gruppo per genitori che hanno perso un figlio, ma non ce la facevo ad affrontare il dolore di altre sofferenze simili alla mia, e quindi con la psicoterapeuta dell’associazione abbiamo optato per un percorso individuale”.

Poi è arrivato un altro periodo molto buio e adesso si fa aiutare da una terapeuta che, spiega, adotta la tecnica Emdr: un approccio sperimentato negli Usa con i reduci del Vietnam che punta ad affrontare e disinnescare  esperienze e ricordi traumatici attraverso degli esercizi oculari.

“La prima immagine che ho dovuto rimuovere è stata quello del letto vuoto di Gaia – racconta – quella notte tornando a casa dopo la telefonata del papà di mia figlia preoccupato perché aveva saputo di un grave incidente a corso Francia, ero sicura che l’avrei trovata nel suo letto perché poco prima mi aveva comunicato che stava tornando a casa”.

Quando ha dovuto lasciare la casa, quella alla Collina Fleming dove viveva con la sua Gaia, tredici mesi dopo la sua scomparsa, si era spostata al quartiere Prati ma lì le mancavano i riferimenti di sua figlia, quindi decise di ritrasferirsi di nuovo nella zona in cui viveva con lei.

“Lì, mettendo in pratica la terapia Emdr, su consiglio della mia terapeuta, ho ristrutturato la casa in modo da evitare l’immagine traumatica della stanza e del letto di Gaia vuoti e separati da una porta. Ho realizzato un grande open space nel quale i mobili e gli oggetti di mia figlia vivono con me”.

I momenti più sereni oggi, racconta Saracino, sono quelli in cui riesce a sentire sua figlia ancora accanto a sé: “Io con Gaia ci parlo ancora, anche nelle occasioni più banali: quando non trovo qualcosa in casa mi rivolgo a lei, “amore ti prego, aiutami a ritrovarlo”.

L’hanno aiutata, chiarisce, anche gli incontri per la prevenzione degli incidenti stradali che tiene nelle scuole e la vicinanza con i coetanei di sua figlia.

Ma quali sentimenti nutre oggi Gabriella Saracino nei confronti di Pietro Genovese, la cui pena in appello è stata ridotta a cinque anni e quattro mesi, senza carcere?

Ho provato molto risentimento verso di lui, ma in tribunale mi ha investito la solitudine di quel ragazzo che non riusciva a sostenere il mio sguardo. Oggi non provo più rabbia per Pietro, la nostra tragedia poteva essere evitata perché viaggiava a una grande velocità ed è risultato positivo al test alcolemico, ma quella sera non è sicuramente uscito di casa con l’intenzione di uccidere due bambine – spiega – però non ha mai chiesto scusa, non ne ha mai avuto la forza. Lo ha fatto suo padre, Paolo Genovese, nel Natale di due anni fa, un incontro molto sofferto davanti a un caffè”.

La charity dinner 20 anni di amore

Il 14 giugno Gabriella Saracino organizzerà la charity dinner 20 anni di amore – insieme alla sua associazione “GAIA, Giovani andiamo incontro all’amore” che porta avanti progetti di sensibilizzazione sulla sicurezza stradale e iniziative solidali di natura sociale e culturale – al Due Ponti sporting club di Roma in occasione di quello che sarebbe stato il ventesimo compleanno di Gaia.

Una festa che avrà una missione solidale, poiché il ricavato dei biglietti sarà dovoluto alle cuore di Leonardo Di Ceglie, un ragazzo affetto da un osteosarcoma, ma che avrà anche un evidente valore terapeutico per una mamma che da ormai tre anni e mezzo non ha più sua figlia accanto.

“Voglio che Gaia mi veda allegra e felice per il suo compleanno, anche la mia psicoterapeuta mi ha chiarito che è importante – spiega – io da quella notte di tre anni e mezzo fa vivo sulle montagne russe, tra momenti bui che si alternano a periodi migliori. Per chi perde un figlio sarà sempre così, non c’è via d’uscita, me l’hanno spiegato”.

Gabriella Saracino e la figlia Gaia
Foto | Associazione GAIA von Freymann Saracino https://www.associazionegaiavonfreymannsaracino.it/
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