Fase 2, gli estetisti riaprono ma il futuro fa ancora paura

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La Fase 2 è iniziata ma i dubbi per il futuro restano, soprattutto tra i proprietari delle attività che sono rimaste chiuse per oltre due mesi. È quanto traspare dalla testimonianza di Cinzia De Marchi, titolare di un centro estetico di Roma, che ha rialzato la saracinesca della sua attività proprio lunedì 18 maggio, giornata simbolo del graduale ritorno alla normalità che però non cancella i timori di chi deve affrontare le spese di gestione di un’attività né i dubbi sulle linee guida da seguire.

“Confusione sulle procedure da seguire”

“Abbiamo riaperto dopo 69 giorni di chiusura: è un po’ come una nuova inaugurazione ma sono molto preccupata per il futuro – afferma la donna -. Ho paura di ciò che mi aspetta, ho perso molti clienti e prima o poi i conti in sospeso con tasse e mutui si dovranno fare. Per quanto riguarda le procedure, poi, c’è molta confusione, noi fino a venerdì no sapevamo cosa dovevamo fare. Finché non c’è maggior chiarezza abbiamo deciso di tenere i dipendenti in cassa integrazione per non incappare in qualche multa”.

Come molte attività, anche quella della signora De Marchi deve adattarsi alle nuove regole per quel che riguarda gli orari di apertura e la gestione della clientela: “Con l’ordinanza emessa dalla sindaca Raggi possiamo aprire alle 11 e chiudere alle 21.30 – racconta – ma anche questo ha causato un danno: alcune clienti non potranno più usufruire dei nostri servizi per una questione di gestione degli orari. Anche gli appuntamenti sono cambiati, avremo un cliente ogni due ore anziché ogni ora e mezzo”.

Le spese fanno paura

La preoccupazione principale di ogni titolare di attività è però il pagamento delle spese: “Ok, hanno spostato la tassazione – conferma Cinzia De Marchi –, ma cosa succederà a settembre, quando dovremo poi pagare le tasse dei mesi di chiusura? Mi fa rabbia leggere i commenti di persone che non sanno cosa significa chiudere un’attività, magari perché hanno la possibilità di lavorare da casa e percepire uno stipendio”.

L’imprenditrice punta il dito contro chi, a suo dire, sottovaluta la situazione della sua categoria: “La cosa che più mi ha dato fastidio è che molti ci hanno criticato dicendo che se non abbiamo i soldi per due mesi di chiusura vuol dire che abbiamo sbagliato mestiere. E’ assurdo, io ho aperto un anno fa e ho un monte di debiti da pagare”.

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